La “Biblioteca Adelphi” riporta alla luce un romanzo quasi dimenticato di Georges Simenon: Il passeggero del Polarlys.
Il romanzo è apparso nel nostro Paese nel 1934 nella collana “I Gialli Economici Mondadori” n. 10, con traduzione di Bianca Laureati.
Dimenticato per trent’anni, riappare nel 1966 nel primo numero della serie di antologie mondadoriane “Tutte le opere di Georges Simenon”, con traduzione di Guido Cantini.
Da allora è scomparso fino a questo 2016…
Per una splendida recensione consiglio l’ottimo blog Duecentopagine.
La scheda di Uruk:
653. Il passeggero del Polarlys (Le passager du “Polarlys”, 1930) di Georges Simenon [giugno 2016] Traduzione di Annamaria Carenzi Vailly
La trama:
Ancor prima che, in una nebbia glaciale, il Polarlys lasci il porto di Amburgo, il capitano Petersen fiuta la presenza di quello che i marinai chiamano il malocchio, e intuisce che non sarà uno dei soliti viaggi – anche se ci sono gli stessi ufficiali che conosce da anni, e l’abituale carico di macchinari, frutta e carne salata che in Norvegia verrà scambiato con uno di merluzzo, olio di foca e pelli di orso. Da subito, per dire, quell’olandese di diciannove anni che la compagnia gli ha mandato come terzo ufficiale – un ragazzino, pallido e magro nella sua uniforme impeccabile, appena uscito dalla scuola navale – non gli piace granché. E ancor meno gli piace il vagabondo che il capo macchinista ha raccattato sul molo per sostituire un carbonaio malato. Così come non può non preoccuparlo il fatto che uno dei cinque passeggeri sia scomparso nel nulla dopo essersi registrato. E soprattutto che tra quelli rimasti ci sia lei, Katia Storm: una specie di biondissima, filiforme, ambigua creatura, dotata di un guardaroba raffinato e di un fascino perturbante. Un’apparizione decisamente incongrua a bordo del tutt’altro che lussuoso Polarlys. Né gli eventi, anche sanguinosi, che si verificheranno a bordo via via che il mercantile si spingerà verso il buio e il gelo della notte polare saranno in grado di tranquillizzare il capitano…
L’incipit:
È una malattia che colpisce le navi, in tutti i mari del globo, e le cui cause appartengono al vasto, sconosciuto universo che chiamiamo Caso.
I primi sintomi, per quanto benigni, non possono sfuggire all’occhio di un marinaio. Tutt’a un tratto, senza ragione, una sartia si spezza come una corda di violino e strappa un braccio al gabbiere. Oppure il mozzo si taglia un pollice sbucciando le patate, e il giorno dopo il giradito lo fa urlare dal dolore.
O ancora può trattarsi di una manovra sbagliata, una barca che sbadatamente viene a cozzare contro la prua.
Non si può ancora parlare di malocchio. Il malocchio comporta una serie di sventure. Ma è chiaro che la cosa finisca lì, che la notte seguente, o l’indomani, non accadano altri disastri.
L.
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Ho letto questo romanzo di Simenon e sono rimasto felicemente sorpreso, tanto da rileggerlo subito dopo per esaminarlo con un minimo di distacco dalla trama. Penso che considererò altri suoi “romanzi duri” ossia quelli che non hanno Maigret, come protagonista. Ogni commento risulta quasi superfluo per quanto attiene la scrittura dell’Autore, basti pensare al significativo successo di lettori nella recente edizione Adelphi. Deve essere stato estremamente coinvolgente leggere l’opera a puntate su un quotidiano, alla fine del 1930, forse anche un tormento considerato il ritmo della trama e il lento dispiegarsi dei rapporti tra i personaggi. La proprietà di linguaggio per quanto avviene nella vita di bordo e la conseguente capacità di creare quadri letterari mi hanno coinvolto al punto che ho fatto una ricerca sul piroscafo, sulle località menzionate e sul fondamentale servizio di postale costiero. Lascio il link contento di condividerla: http://massimopasqualin.wixsite.com/massimopasqualin/single-post/2017/01/07/A-bordo-del-Polarlys
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