In occasione dei 35 anni de I predatori dell’arca perduta, e dello specialone sui vari film organizzato dalla Bara Volante di Cassidy, ne approfitto per ripescare i libri che presentano le novelization dei vari film.
Segnalo anche le altre mie iniziative per festeggiare il film:
- “Fumetti Etruschi” con la serie Marvel in Italia
- “IPMP” con la locandina sui giornali dell’epoca.
La scheda di Uruk:
I predatori dell’arca perduta (Raiders of the Lost Ark, 1981) di Campbell Black [“Pandora” n. 117, Sperling & Kupfer 1981] Traduzione di Tullio Dobner
– dalla sceneggiatura di Lawrence Kasdan, su soggetto di George Lucas e Philip Kaufman, per il film omonimo di Steven Spielberg, con Harrison Ford e Karen Allen
La trama:
La prima impresa di Indiana Jones, lo spericolato archeologo protagonista di film indimenticabili. Siamo nel 1936 e Hitler, all’apice del potere, ha sguinzagliato agenti segreti e specialisti alla ricerca dell’arca sacra. Ma gli americani decidono di batterlo sul tempo ed ecco intervenire l’abile e spavaldo Indiana Jones. Dal Nepal all’Egitto, dal Mediterraneo alla Germania, il coraggioso professore si getta in un’avventurosa caccia al tesoro, più che mai determinato a prevalere su un nemico feroce e infido.
L’incipit:
Il verde della foresta era oscuro, misterioso, inquietante. La poca luce che filtrava attraverso la barriera di rami e intricati rampicanti era pallida, lattiginosa. L’aria, glutinosa e densa, era come un muro di umidità. Gli uccelli mandavano strepiti di panico, come se intrappolati inaspettatamente in una vasta rete. Insetti luccicanti scorrazzavano sul terreno e dal sottobosco giungevano chiacchiericci e squittii di animali. Nella sua qualità primigenia, pareva una landa sperduta, un luogo ignoto e inesplorato, ai confini del mondo.
Otto uomini procedevano lentamente per uno stretto sentiero; sostavano di tanto in tanto per fendere una liana o spaccare un ramo basso. In testa al gruppo c’era un uomo alto in giacca di pelle e cappello di feltro. Dietro di lui seguivano due peruviani, che si guardavano attorno con una certa apprensione, e cinque nervosi indiani quechua, che spingevano un paio d’asini carichi di bagagli e di provviste.
L.
La Sperling & Kupfer in quegli anni si basava tutta sul lavoro di Tullio Dobner 😉 fantastica la copertina con Ford e Karen Allen, una bomba! Cheers
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C’è stato un periodo in qui qualsiasi libro privo c’era Tullio Dobner a tradurlo 😀 Aveva un contratto esclusivo con TUTTO…
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Ma i libri di Indy avevano sempre questo tipo di introduzioni? XD
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ahahah dipende sempre dagli autori 😛
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