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0745Visto che dopo tanto tempo sono riuscito a venderlo, presento questo numero de “Il Giallo Mondadori” risalente alla direzione Alberto Tedeschi.
L’illustrazione di copertina è firmata come di consueto da Carlo Jacono.

La scheda di Uruk:

745. Uccidere che fatica! (How Hard to Kill, 1962) di Thomas B. Dewey [12 maggio 1963] Traduzione di Mario Fanoli
Inoltre contiene il racconto:
La fine della signora Afton (The Gracious, Pleasant Life of Mrs. Afton, febbraio 1963) di Patricia Highsmith
* [Raccolto nel 1970 all’interno dell’antologia “Eleven”, edita nel 1997 da Bompiani con il titolo Urla d’amore e la traduzione di Sergio Claudio Perroni. Il titolo del racconto in questione diventa Mrs. Afton, tra i Tuoi Verdi Declivi]

La trama:

«Mi sorpresi a fissare allucinato l’oggetto che giaceva su un pezzo di carta velina. Era un coltello da tasca, aperto, con una lama di circa otto centimetri. E la lama era insanguinata. Guardai l’agente. – Dove l’avete trovato? – domandai. – In giardino – rispose lui – accanto a quella scala… – Il tenente Donovan, a sua volta, fissava il coltello. Lentamente girò la testa e mi guardò. – Perché? – mi chiese. – Significa qualcosa per voi? – Non lo so nemmeno io – dissi. – Comunque, il coltello è mio.» Il fatto che Mac sia un noto investigatore privato, che egli conosca da anni e anni il tenente Donovan e che i due abbiano lavorato insieme, non basta a schiarire l’atmosfera. Qui si tratta di un assassinio, e l’arma usata appartiene a Mac. Per giunta, Mac ha avuto l’occasione, la possibilità di commettere il delitto. Era fra gli ospiti del tragico ricevimento che si è concluso con un truce delitto. E non gli manca neppure il movente, poiché tutti sanno che una affettuosa amicizia lo lega da tempo alla moglie della vittima. Da qualunque parte si esamini il caso, Mac rimane l’indiziato numero uno. Non gli resta che una cosa da fare: risolvere il mistero prima che Donovan debba spiccare un mandato di cattura contro di lui. E non c’è tempo da perdere…

L’incipit:

Erano le quattro del mattino. Non sono un assiduo di party e non ci vado mai con molto entusiasmo. Quello da cui ero reduce era durato a lungo e io mi ci ero fermato molto, perché il padrone e soprattutto la padrona di casa erano miei vecchi amici, e perché avevo sperato in una conversazione finale, libera da ogni ostacolo di formalismo. Due o tre altri ospiti, con una capacità di resistenza maggiore della mia, erano rimasti in attesa più di me. Tuttavia, ero stato tra gli ultimi ad andarmene e ora, mentre mi stavo svestendo in , una camera fredda, avevo solo un ricordo alquanto confuso della festa. Appena mi stesi sul letto, ogni ricordo svanì.
Mi svegliai sentendo aprire la porta della camera da letto: fu un risveglio lento e penosamente riluttante.
Il mio appartamento è composto di una cucina, una stanza da letto, un bagno, e un ufficio, al primo piano di uno stabile vicino alla zona a nord della città. L’ufficio lo tengo chiuso, ma sono anni che lascio una chiave nell’atrio. Molta gente sa dove trovarla; ma non sono mai stato né derubato, né aggredito nel sonno.
L’idea che qualcuno venisse a chiamarmi a quell’ora fu abbastanza fastidiosa.

L.

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