Nella puntata del 15 dicembre 2016 di “a.C.d.C.” (RaiStoria) il professor Alessandro Barbero aveva avvertito che per i molti suoi impegni non avrebbe più potuto garantire le sue splendide introduzioni a questa serie di documentari, lasciando la parola ad altri professori. Idea non felice – non tutti hanno la sua grande capacità comunicativa – e infatti poi si è limitato semplicemente a fare brevissime e fulminee introduzioni, ed è un gran peccato perché la bellezza di questa trasmissione è in gran parte nelle sue ricche premesse!
Visto poi che i suoi interventi nella trasmissione “Il Tempo e la Storia” sono ridotti pressoché a zero – da quando il programma ha cambiato completamente registro dedicandosi esclusivamente al Novecento – siamo tutti in astinenza da Barbero…
Uno degli impegni che tiene lontano Barbero dalla TV lo scopriamo dal 27 dicembre in edicola, quando il “Corriere della Sera” dà il via ad una collana di libri di storia diretta proprio da Barbero, ed è davvero una bella sorpresa.
“La Storia” è una collana diretta da Barbero e che vede come condirettori: Stefano de Martino, Maurizio Giangiulio, Giusto Traina, Sandro Carocci, Roberto Bizzocchi, Gustavo Corni.
Indice:
- Trama delle fascette laterali
- Piano dell’Opera (parziale)
- Indice del volume 1
- Presentazione di Alessandro Barbero
- Premessa di Stefano De Martino
- I curatori
Trama delle fascette laterali:
Questo primo volume segue il percorso dell’uomo dall’età più antica fino al III millennio a.C. Una prima parte è relativa alla preistoria, la fase che precede la “storia” documentata, e tratta della comparsa dei primi uomini e delle Età paleolitica, mesolitica e neolitica. Per questa fase è stato necessario rivolgere l’indagine a un’area geografica molto ampia, allo scopo di seguire il lungo e complesso sviluppo evolutivo dai primati all’uomo e l’emergere delle prime forme di vita sociale. Ci si affaccia quindi nella protostoria, quando si comincia ad avere la prima documentazione certa delle vicende umane.
L’illustrazione dello sviluppo delle culture più antiche si avvale per la preistoria di materiali e reperti provenienti da varie parti del mondo, laddove le fonti scritte compariranno più tardi e saranno indagate per i periodi successivi: le età “storiche”. Un saggio di taglio metodologico sulla storia del pensiero archeologico nel corso del XX secolo aiuta il lettore a partecipare in maniera dinamica alle ricerche e alle scoperte compiute dagli archeologi nel corso di anni di indagini sui materiali che gli antichi ci hanno lasciato.
Un gruppo di studiosi, ciascuno con competenze specifiche, accompagna il lettore in un viaggio a ritroso nel tempo, attraverso milioni di anni, fino all’emergere della storia.
L’esigenza di capire chi siamo e da dove veniamo è particolarmente sentita in questo inizio di millennio. Mentre i confini nazionali dei paesi europei si dissolvono sotto l’impulso della globalizzazione e una spinta migratoria senza precedenti provoca nuovi assetti di popoli e culture, conoscere e comprendere la storia diventa sempre più importante. E infatti in un passato condiviso che si può trovare la risposta al nostro bisogno di identità e si possono scoprire i fondamenti del futuro che ci aspetta.
Dalla preistoria all’età contemporanea, la vicenda umana che si è sviluppata nell’arco dei millenni nel bacino del Mediterraneo e nel suo entroterra continentale è stata cruciale per lo sviluppo del mondo occidentale e decisiva per il destino dell’umanità.
Piano dell’Opera (parziale):
I. IL MONDO ANTICO
SEZIONE I. LA PREISTORIA DELL’UOMO.
L’ORIENTE MEDITERRANEO
DALLA PREISTORIA ALLA STORIA
Volume 1. L’origine dell’umanità
Volume 2. Le prime civiltà superiori. Sumeri ed Egizi
LE CIVILTÀ DELL’ORIENTE MEDITERRANEO
Volume 3. L’Età dei grandi Regni
Volume 4. Imperi e Stati nazionali nell’Età del Ferro
SEZIONE II. LA GRECIA
GRECIA E MEDITERRANEO.
DALL’VIII SEC. A.C. ALL’ETÀ DELLE GUERRE PERSIANE
Volume 5. La Grecia arcaica e l’origine della polis
Volume 6. Sparta e Atene. L’Impero persiano contro le città GRECIA E MEDITERRANEO.
DALL’ETÀ DELLE GUERRE PERSIANE ALL’ELLENISMO
Volume 7. L’Età di Pericle
Volume 8. L’ascesa della Macedonia e le conquiste di Alessandro Magno
SEZIONE III. L’ECUMENE ROMANA
LA RES PUBLICA E IL MEDITERRANEO
Volume 9. L’espansione di Roma. Dalla Repubblica all’impero
Volume 10. Guerra e società nella Roma repubblicana
DA AUGUSTO A DIOCLEZIANO
Volume 11. Dalla Pax Augusta alla crisi dell’impero
Volume 12. Civitas romana, economia e cultura
L’IMPERO TARDOANTICO
Volume 13. Dalla tetrarchia a Giustiniano
Volume 14. L’avvento del cristianesimo. Transizione di un Impero
II. DAL MEDIOEVO ALL’ETÀ DELLA GLOBALIZZAZIONE
Dal volume 15 al volume 30
Indice del volume 1
Presentazione, di Alessandro Barbero
Sezione I. LA PREISTORIA DELL’UOMO. L’ORIENTE MEDITERRANEO
Premessa, di Stefano de Martino
Parte I. L’ETÀ PIÙ ANTICA
I. Archeologia teoretica: una breve introduzione, di Manuela Montagnari Kokelj
1. Introduzione 2. Alcune definizioni di base 3. Teoria/teorie in archeologia 4. Archeologia fra ricerca scientifica e impegno civile 5. Bibliografia
II. La comparsa dei primi uomini, di Giorgio Manzi
1. Introduzione 2. Ominidi 3. Australopitecine 4. Il genere Homo 5. Origini della nostra specie 6. Bibliografia
III. Il Paleolitico e il Mesolitico, di Margherita Mussi
1. Introduzione 2. Il quadro cronologico 3. I primi sviluppi in Africa e in Oriente 4. Il primo popolamento dell’Europa 5. Un mondo di neandertaliani 6. La comparsa di gruppi umani “moderni” 7. L’età dell’oro dei cacciatori 8. La crisi di un mondo 9. Epilogo 10. Bibliografia
Parte II. IL NEOLITICO E LA PROTOSTORIA
I. L’Egitto prima dei Faraoni, di Isabella Caneva
1. Introduzione 2. L’aspetto fisiografico regionale 3. Storia degli studi e bibliografia generale 4. La cronologia e le fluttuazioni climatiche 5. Dal Paleolitico al Neolitico 6. Neolitico finale e Predinastico 7. La nascita dello stato 8. Bibliografia
II. Il Neolitico e la protostoria nel Vicino Oriente antico, di Marcella Frangipane
1. La «rivoluzione neolitica» nel Vicino Oriente: la grande trasformazione 2. La nascita delle gerarchie sociali ed economiche in Mesopotamia. Urbanizzazione e origini dello stato 3. L’urbanizzazione nelle aree circummediterranee: il Levante e l’Anatolia occidentale 4. Bibliografia
III. Il Neolitico in Europa, di Alessandra Manfredini
1. Il neolitico in Europa: una premessa 2. Il Mediterraneo 3. Europa sud-orientale 4. Europa centrale 5. Europa settentrionale 6. Bibliografia
IV. L’Eneolitico in Europa, di Alberto Cazzella
1. Introduzione 2. L’ambito mediterraneo 3. Penisola balcanica 4. Europa centro-orientale 5. Europa centro-occidentale 6. Europa settentrionale 7. Bibliografia
Presentazione di Alessandro Barbero:
Le maggiori sfide del nostro tempo ruotano intorno al bisogno di identità e alla difficoltà di conciliare la difesa dei princìpi con le costrizioni della geopolitica. Lo stato nazionale che pareva in via di superamento in Europa si irrigidisce di fronte alla faticosa gestione dell’immigrazione, mentre in Africa e in Medio Oriente crollano gli stati artificiali lasciati in eredità dal colonialismo. La religione torna a proporsi come fattore di appartenenza più forte della cittadinanza, perfino nei quartieri delle città europee. L’ideale di un’economia globalizzata e di una democrazia da esportare con tutti i mezzi urta con la crescita delle disuguaglianze, la scomparsa della mobilità sociale, la credibilità sempre più scarsa delle élites. La crescente frammentazione della società, favorita dall’ideologia unica neocapitalista e da una classe politica insofferente di mediazioni, porta a ridisegnare il sentimento comunitario tracciando nuovi confini, molto meno facili da gestire. I valori fondanti dell’Occidente moderno, la libertà e la democrazia, rischiano di apparire vuoti a generazioni che constatano ogni giorno come altri valori altrettanto fondanti, la giustizia e l’eguaglianza, siano stati tacitamente abbandonati, mentre cresce il successo elettorale di chi ritiene che un’intera stagione politica sia giunta al capolinea. Gli appelli alla coesistenza pacifica rischiano di suonare ipocriti in un mondo che si sente minacciato, e in cui diviene prioritaria l’ansia di individuare e combattere dei nemici.
In questo contesto la storia ha riacquistato un ruolo centrale nel dibattito politico, culturale e anche etico. La sensazione che un passato condiviso custodisca le chiavi dell’identità collettiva è diffusa, oggi, tra il pubblico; e proprio il radicamento nel passato è spesso invocato, anche a livello politico, per fondare un sistema di valori e individuare un’appartenenza comune. Ma questa nuova centralità del discorso storiografico comporta dei rischi, perché il cosiddetto uso pubblico della storia risulta spesso finalizzato alla manipolazione propagandistica, o comunque fondato su una semplificazione del passato. È più che mai necessario, allora, riflettere sulle identità storiche e culturali oggi in gioco sia che parliamo di Europa o di civiltà occidentale, di mondo cristiano o di Islam in un orizzonte più ampio: per scoprire che le identità non sono date e immutabili, ma si sono formate nel corso dei secoli e dei millenni, in un gioco incessante di intrecci e condizionamenti reciproci, e con mescolanze talvolta sorprendenti. Solo una considerazione imparziale del passato in tutta la sua complessità può attrezzarci per rispondere alle sfide del nostro tempo decifrando la complessità del presente e senza spaventarci di fronte a quella del futuro.
Per noi europei, la prima domanda a cui la storia può e deve aiutarci a rispondere è proprio questa: che cos’è l’Europa? Le vicende d’ogni giorno, portate nelle nostre case dai telegiornali, dimostrano quanto l’interrogativo sia cruciale, e quanto sia necessario impostarlo in modo corretto, disponendo di tutti gli elementi necessari per una risposta non frettolosa né emotiva. E dunque: che cos’è esattamente la civiltà europea? E da quando è possibile identificarla come tale: dall’invenzione della democrazia in Grecia, e del diritto a Roma, o piuttosto dalla diffusione del Cristianesimo, o ancora, dall’ascesa del pensiero illuminista e liberale? E quale coesistenza è possibile fra questa Europa e il mondo islamico, di cui oggi tendiamo a percepire soprattutto l’alterità, sottovalutando le radici che lo accomunano all’Occidente? Domande che appaiono tanto più urgenti in quanto proprio la civiltà formatasi in Europa nel corso dei millenni costituisce oggi il fondamento della nuova civiltà globale, comune ai cinque continenti: una situazione che si presenta per la prima volta, con tutte le sue incognite, nella storia dell’umanità.
Ci siamo proposti – e quando dico noi, intendo l’editore, il direttore, i sei condirettori, le centinaia di specialisti chiamati a dar vita ai trenta volumi di un’opera senza precedenti – innanzitutto di rintracciare l’identità complessa e contraddittoria della civiltà europea fin dalle sue origini, partendo dal formarsi dei primi nuclei di civiltà, molte migliaia di anni or sono, per giungere alla sua configurazione attuale: che si è affermata attraverso una filiazione molto più tortuosa di quanto talvolta non si pensi. Al tempo stesso, ci ha mosso la convinzione che questa vicenda millenaria possa essere compresa soltanto nel quadro più ampio del bacino mediterraneo, col suo intreccio senza eguali di culture e di fedi diverse. Certo, nei secoli più vicini a noi la spinta propulsiva dell’Europa si è basata soprattutto nel Nord-Ovest del continente, e l’Atlantico vi ha svolto un ruolo preponderante, finché l’ascesa degli Stati Uniti a potenza mondiale non ha proiettato la civiltà europea in un contesto planetario: ma quando si cerca di valutare l’intero corso della nostra storia, dalla comparsa dei primi uomini fino alla globalizzazione, appare evidente che non si può comprendere l’Europa senza il Mediterraneo. Le radici più profonde e vitali dell’Occidente affondano in un terreno comune non soltanto con l’Est europeo, ma anche con l’Oriente e il Mezzogiorno islamico: ampi settori di quelle che per la geografia sono l’Africa e l’Asia hanno avuto, e hanno tuttora, una storia in comune con l’Europa; qui sono nate dallo stesso ceppo ebraico le due grandi religioni gemelle, Cristianesimo e Islam, che rivestono oggi un ruolo dominante in tutti i continenti; gli imperi che per secoli hanno segnato la nostra storia, da quello antico di Roma fino all’epoca del recente colonialismo britannico, francese o italiano, hanno sempre incarnato l’incontro fra il bacino mediterraneo e l’entroterra europeo.
L’intreccio di popoli, di culture, di civiltà che ha dato origine all’Europa odierna si sviluppa nell’arco di oltre cinquemila anni, di cui più di metà corrispondono a quella che per convenzione chiamiamo Antichità: e la prima grande scelta strategica alla base de “La storia” è stata proprio quella di conservare la partizione fondamentale fra un evo antico e uno moderno. I primi quattordici volumi sono consacrati al mondo antico, a partire dal primo sorgere della vita umana organizzata nella Mezzaluna fertile: e proprio alla Preistoria e all’Oriente mediterraneo sono dedicati in particolare i quattro volumi della Sezione I, diretta da Stefano de Martino. È un ambito, quello dell’uomo preistorico e protostorico e poi degli antichi imperi e regni del Vicino Oriente, fino agli inizi del primo millennio a.C., in cui i progressi della ricerca archeologica accrescono continuamente le nostre conoscenze; di questo quadro in continuo, eccitante mutamento si offre qui, grazie alla collaborazione di storici e archeologi impegnati in prima persona negli scavi, un quadro aggiornato alle ultime scoperte.
La Sezione II, diretta da Maurizio Giangiulio, analizza in quattro volumi l’evoluzione del bacino mediterraneo nei cinque secoli, dall’VIII al IV a.C., in cui emerge con sempre più spiccata individualità la civiltà greca, destinata a costituire il primo strato duraturo delle nostre radici comuni. Se al centro dell’attenzione è la straordinaria civiltà culminata in Atene, lo sguardo è abbastanza vasto da cogliere le dinamiche complesse di tutto il Mediterraneo: anche l’origine di Roma è analizzata in questi volumi, giacché è, a tutti gli effetti, un risultato del diffondersi su scala mediterranea del modello della polis greca. Proprio la scelta di trattare in questa sezione la Roma arcaica, la formazione della repubblica e l’espansione romana in Italia, in contrasto con la nozione tradizionale che separa verticalmente storia greca e storia romana, è una delle decisioni consapevoli che segnano la novità dell’opera. Vi si riflette la persuasione, oggi riscontrabile a tutti i livelli fra gli studiosi del mondo antico, che la Grecia e Roma non rappresentano due civiltà separate, e tanto meno successive, ma due facce d’una stessa civiltà: che partendo dall’orizzonte limitato d’un pulviscolo di città-stato greche ed italiche si è progressivamente imposta in un territorio immenso, dalla Scozia alla Mesopotamia, con la forza delle armi e delle istituzioni imperiali, ma anche dell’arte e delle idee, e delle lingue che le veicolavano.
E dunque la Sezione III, diretta da Giusto Traina, consacra ben sei volumi a quella che abbiamo voluto chiamare l’ecumene romana. Anche in questo caso la scelta non è casuale: il filo della storia è ripreso nel momento in cui Roma, da semplice polis italica, si proietta come potenza mediterranea e poi mondiale, e prosegue coprendo ben nove secoli, fino al VI secolo d.C. Una dilatazione rispondente a un ben preciso orientamento della ricerca più avanzata, che non limita più l’attenzione ai secoli cosiddetti aurei dell’impero augusteo, ma riserva un ampio spazio all’Età tardoantica: considerata non come fase di esaurimento d’una civiltà, ma come epoca in sé ricca di dinamiche e proiettata vaso il futuro. Né s’interrompe, in questi volumi, il filo della storia greca; giacché la forza imperiale di Roma e la civiltà ellenistica hanno contribuito allo stesso titolo all’unificazione del mondo conosciuto, sovrapponendosi a un pullulare di culture e lingue locali. Culture e lingue di cui d’altra parte è ampiamente riconosciuto, in questi volumi, il contributo portato all’immenso mosaico della civiltà antica, in particolare per quanto riguarda i popoli semitici: come quegli Ebrei che rimasero sempre un popolo minuscolo, spesso vinto e dominato da conquistatori stranieri, e alla fine disperso per il mondo, e tuttavia capace di dar vita a una concezione religiosa cui oggi aderisce, sotto forma delle tre grandi religioni monoteiste, la maggioranza dell’umanità.
La seconda, e ancor più ampia, partizione dell’opera, dal Medioevo alla globalizzazione, consacra i suoi sedici volumi al millennio e mezzo più recente. Intrecciare i fili della storia d’Europa con quella del Mediterraneo rappresenta, in questo contesto, una sfida dagli esiti sempre più sorprendenti. L’avvento della religione cristiana muta in profondità l’ecumene governata da Roma; al tempo stesso, dalle macerie dell’impero nasce un’Europa diversa, continentale, che pur fra immense difficoltà riesce a ereditare la tradizione politica e filosofica dell’Antichità, fino a costruire su questa base la nuova prosperità economica e artistica della civiltà medievale. Proprio al millennio medievale, a questo periodo multiforme che da un lato si sovrappone all’Evo tardoantico, e dall’altro trapassa direttamente nella modernità, sono dedicati i quattro volumi della Sezione IV, diretta da Sandro Carocci. In essi sono sintetizzati i risultati più avanzati di una medievistica che ormai da tempo ha rinnovato l’oggetto della sua ricerca, sostituendo all’immagine tradizionale del Medioevo oscuro quella di un’epoca straordinaria di sperimentazione e creatività, vero momento fondante della moderna civiltà occidentale. Ma è anche l’epoca, e i quattro volumi lo segnalano puntualmente, in cui dopo il Cristianesimo un’altra religione monoteista, l’Islam, nata dalle stesse radici, si presenta come la continuazione e il superamento dell’esperienza cristiana, conoscendo un trionfale successo iniziale, che la porta a soppiantare il Cristianesimo in tutto il versante meridionale del bacino mediterraneo; è l’epoca in cui la filosofia e la scienza greca, e l’arte romana del governo, trovano nell’Oriente e nel Mezzogiorno islamico continuatori altrettanto entusiasti che nell’Europa cristiana, a conferma di come le due civiltà che oggi paiono contrapporsi a livello mondiale condividano in realtà le medesime radici.
La Sezione V, diretta da Roberto Bizzocchi, dedica sei approfonditissimi volumi ai secoli cruciali, Cinque, Sei e Settecento, in cui sbocciano nell’Europa occidentale, in un’accelerazione incalzante del passo della storia, la svolta illuministica e la rivoluzione industriale: quei mutamenti, cioè, che hanno conferito all’Occidente i tratti avanzati con cui siamo abituati a identificarlo. Ma sono anche i secoli in cui emergono, all’interno della società europea, profondissime divergenze ideali, i cui effetti si fanno ancor oggi sentire: l’unità della Cristianità cattolica è lacerata dalla Riforma e dalla Controriforma, e l’Europa diventa un laboratorio in cui si sperimentano forme sempre più sofisticate di controllo delle coscienze e dei comportamenti; fra riforme e rivoluzioni sanguinose, procedono di pari passo e in apparente contraddizione il rafforzamento inarrestabile dello stato e lo sviluppo del pensiero liberale. Sono, infine, i secoli in cui nell’Europa orientale, cristiana ma non cattolica, emerge la potenza della Russia, a continuare e sostituire quella di Bisanzio; in cui la religione e la civiltà islamica, nonostante la potenza dell’impero ottomano, entrano in una lunga fase di ristagno e inferiorità tecnologica, mentre l’Europa occidentale afferma definitivamente la propria supremazia, non soltanto sul bacino mediterraneo, ma potenzialmente sul mondo intero.
I sei volumi della Sezione VI, diretta da Gustavo Corni, tracciano appunto il percorso dall’egemonia mondiale dell’Europa, attraverso i durissimi conflitti ideologici e la tragedia delle dittature e delle guerre novecentesche, fino alla nostra èra di globalizzazione. Un’èra segnata da quelle che sono forse le più grandi trasformazioni della storia umana, e in cui l’identità stessa del continente europeo sembra rimessa in discussione, proprio quando sul piano politico si delinea invece, per la prima volta dopo la fine dell’ecumene romana, la possibilità concreta di un’unità politica. Sei volumi che si arrestano nel pieno d’un percorso non ancora compiuto, d’un presente di cui non conosciamo il futuro; ma che tracciano puntigliosamente la mappa per permetterci di orientarci, e di sapere dove siamo. Tutto ciò in linea con il proposito che anima dal primo all’ultimo volume “La Storia”: quello di cogliere la complessità, la continua dialettica interna, ma anche e soprattutto l’unità di fondo, della vicenda umana che si è sviluppata nel bacino mediterraneo e nel suo entroterra continentale, tanto nelle età più remote quanto in quella più vicina a noi.
Al direttore dell’opera non resta, nel licenziare questo primo volume, che esprimere il suo profondo ringraziamento all’editore, prof. Enrico Malato, che per primo l’ha concepita e fortemente voluta, e in essa ha impegnato tutte le energie della Casa editrice; ai sei confratelli, se mi si concede un’espressione che mai come in questo caso considero giustificata, che hanno condiviso con me la direzione, e a cui sono largamente dovute la forma assunta da ciascuna sezione e la selezione dei collaboratori; agli autori tutti, che rappresentano il meglio delle energie, soprattutto giovani, della storiografia italiana e internazionale; e naturalmente ai redattori e al personale editoriale della Salerno Editrice, il cui impegno è stato sempre all’altezza delle ambizioni che ci siamo posti: ambizioni elevate, senza dubbio, ma piace pensarlo forse non interamente irrealizzate.
Alessandro Barbero
Premessa di Stefano De Martino:
I primi quattro volumi de “La Storia” coprono un arco cronologico molto ampio che corrisponde al lunghissimo periodo compreso tra l’apparire dell’uomo sulla terra e lo svilupparsi delle prime grandi civiltà. Il limite cronologico inferiore è rappresentato dall’inizio dell’età classica.
Per le fasi più antiche è stato necessario rivolgere l’indagine ad un’area geografica molto ampia, allo scopo di seguire il lungo e complesso sviluppo evolutivo dai primati all’uomo e l’emergere di forme di vita sociale. Infatti, l’esposizione di questo sviluppo non poteva non tenere conto delle testimonianze paleoantropologiche dell’Africa centrale e meridionale. Diversamente per le epoche successive dal momento che quest’opera è focalizzata sul mondo occidentale ci si è limitati a esaminare le regioni che gravitano, in senso lato, intorno al Mar Mediterraneo, comprendendo, quindi, l’Europa, il Vicino Oriente e l’Africa settentrionale.
Una cesura, non solo formale, all’interno di questa ampia trattazione è rappresentata dall’apparire della scrittura e dal passaggio, intorno al 3000 a.C., dalla Protostoria alla Storia. L’introduzione della scrittura e la sua utilizzazione rappresentano un elemento di grande cambiamento. La presenza, a partire da questo momento, di documenti scritti determina, ovviamente, un approccio nello studio delle epoche storiche diverso da quello della Preistoria; infatti, la ricostruzione delle fasi pre- e protostoriche viene condotta sulla base di testimonianze esclusivamente archeologiche (integrate da dati archeometrici, paleoantropologici, paleobotanici, geologici, ecc.), mentre lo studio delle culture di età storica si fonda sull’esame e sul confronto di fonti archeologiche e testuali.
Nel corso del XX secolo della nostra èra le metodologie di ricerca di entrambe queste tipologie di fonti sono profondamente mutate; dunque, è apparso opportuno includere in questa opera anche due saggi di carattere metodologico. Il contributo di Emanuela Montagnari delinea le correnti di pensiero che hanno determinato il progredire dell’indagine archeologica, fornendo ai lettori gli strumenti per comprendere meglio i saggi relativi alla Preistoria e alla Protostoria. Il capitolo di Horst Klengel, invece, illustra le varie tipologie dei documenti scritti tramandatici e delinea i metodi di studio e di analisi di queste fonti.
L’organizzazione dei capitoli di questi quattro primi volumi è cronologica. Si è ritenuto opportuno privilegiare il fattore tempo, rispetto a quello geografico, per cercare di rendere l’unità nella quale il mondo mediterraneo viveva in ciascuna delle epoche prese in esame.
Sempre allo scopo di recuperare una visione il più possibile unitaria, si sono volute inserire in questi volumi anche le trattazioni relative rispettivamente alla civiltà minoica e a quella micenea. Queste civiltà per quanto rappresentino il passato del mondo greco e, quindi, avrebbero potuto trovare spazio anche nella sezione dell’opera dedicata alla Grecia hanno la loro collocazione più congrua nel contesto del mondo mediterraneo del II millennio a.C.
Nell’organizzazione delle singole parti, la suddivisione cronologica procede di pari passo con una separazione per aree geografiche. All’interno delle varie aree la scansione cronologica ricalca a volte le periodizzazioni tradizionalmente condivise tra gli studiosi, come ad esempio nel caso della storia egiziana: quattro capitoli sono dedicati rispettivamente, all’Antico, al Medio, al Nuovo Regno e all’età tarda. In altri casi, invece, pur tenendo presente la griglia temporale, si è cercato di seguire il percorso politico e culturale complessivo di certi popoli, come ad esempio i Sumeri, i Minoici, i Micenei, gli Ebrei, a ciascuno dei quali è dedicato un capitolo. In altre situazioni, infine, soprattutto là dove ci troviamo di fronte ad età caratterizzate da profonde trasformazioni, si è cercato di vedere come queste investano tutta l’area geografica in esame, come nel capitolo sulla Siria e la Palestina nei primi secoli dell’Età del Ferro.
Nonostante, come si è già detto, l’esposizione proceda in ordine cronologico, oltre ai due saggi metodologici, anche altri due capitoli escono da questo impianto che segue lo scorrere dei millenni e dei secoli. All’interno del secondo volume un capitolo traccia l’origine e lo sviluppo della scrittura nel Vicino Oriente e in Egitto. In questo capitolo vengono esaminate anche le diverse forme di scrittura (cuneiformi e geroglifiche) documentate in queste regioni e viene presentata una panoramica delle lingue parlate e scritte. Un altro contributo è dedicato, invece, al tema degli Indoeuropei. Infatti, uno dei problemi non risolti e ancora oggetto di vivace dibattito tra gli studiosi è legato alla diffusione delle genti indoeuropee, cui appartengono popoli come gli Ittiti e i Micenei, le cui vicende sono presentate nel terzo volume. Poiché si tratta di un tema complesso e, spesso, poco conosciuto dal grosso pubblico di non specialisti, è sembrato utile includere anche un saggio su questo argomento; l’autore di questo saggio offre una dettagliata presentazione delle ipotesi avanzate dagli studiosi relativamente ai tempi e alla modalità della dispersione degli Indoeuropei, oltre a fornire una panoramica delle lingue indoeuropee antiche e moderne.
Il taglio molto ampio di quest’opera ha fatto sì che fosse operata una selezione nelle informazioni da dare; non era possibile, infatti, offrire una trattazione esauriente su ogni periodo o su ogni singola area. Ad esempio, la Siria del Tardo Bronzo, e dunque anche la storia del regno di Ugarit, sono assorbiti nel capitolo dedicato agli Ittiti e ai Hurriti; analogamente, l’Iran di età pre-achemenide viene preso in esame, di volta in volta, nei capitoli relativi alla Mesopotamia, là dove questa regione interagisce più direttamente con il mondo mesopotamico.
Le singole parti di questi quattro volumi sono state affidate a studiosi che hanno, ciascuno, competenze specifiche: preistorici, protostorici, sumerologi, assiriologi, ittitologi, egittologi, micenologi, semitisti, indoeuropeisti. Ad ognuno di loro va la mia più viva gratitudine per aver contribuito, con il loro lavoro, alla realizzazione di questa opera.
Stefano De Martino
I curatori:
Alessandro Barbero è professore di Storia Medievale presso l’Università del Piemonte Orientale. È autore di studi e saggi importanti sui temi della tarda antichità, del Medioevo e di Storia militare. Tra le sue pubblicazioni più recenti Costantino il Vincitore (Salerno Editrice). Collabora con diverse riviste e quotidiani ed è ospite fisso nei programmi di RaiStoria, a.C.d.C. e Il tempo e la storia.
Stefano de Martino insegna Ittitologia alTUniversità di Torino. È autore di volumi sulle civiltà degli Ittiti e dei Hurriti. E direttore del CRAST (Torino) e ha collaborato al riallestimento dell’Iraq Museum di Baghdad.
L.
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