Nelle bancarelle estive ho trovato uno splendido numero della collana quindicinale “I Grandi Romanzi del Mondo” diretta da Ennio Mancini e di base a Roma, come tutte le collane Italian Pulp.

Questo romanzo è una libera interpretazione del celebre Wuthering Heights (1846) di Emily Brontë, che è arrivato in Italia nel 1926 per la milanese Treves con la traduzione di Rosina Binetti e con un titolo destinato a grande successo: Cime tempestose.
Poco prima, però, sempre in quel 1926 la milanese Alpes lo presenta per la prima volta nel nostro Paese con traduzione di Enrico Piceni e con il titolo La tempestosa.
Quando nel marzo 1941 arriva nei cinema dell’Italia in guerra il film del 1939 tratto dal romanzo, malgrado sia da subito specificato che è tratto da Cime tempestose viene scelto il titolo italiano La voce nella tempesta.
Questo romanzo del 1964 ignora il titolo Cime tempestose e, come si legge nella Premessa che riporto più sotto, si cita il titolo La Tempestosa, che al di là della citata edizione del 1926 non è mai stata più utilizzata.

L’amico Ivano Landi mi segnala che la sua edizione Peruzzo 1984 del romanzo chiama “La Tempestosa” il nome della magione in cui si svolge la storia. Andando a spulciare, scopro che anche l’edizione BUR del romanzo (tradotto da Enrico Piceni) adotta la stessa scelta.
Le altre case editrici preferiscono tradurre “Cime Tempestose” – anche per giustificare il titolo italiano del romanzo – o addirittura lasciare l’originale Wuthering Heights.

L’illustrazione di copertina è firmata da Cesselon.

La scheda di Uruk:

8. La carne nuda, di Emily Brontë [10 settembre 1964] Libera riduzione di M.L. Piazza

La trama:

… Isabella sembrava Imbarazzata, desiderosa di andarsene. Per impedirglielo, egli le mise una mano sul braccio. Isabella voltò via la faccia. Lui gliela prese tra due dita e la portò vicina alla sua. Infine portò le due mani alle tempie di lei e gliele strinse, baciandola. Isabella era esangue. Lui continuava a far scorrere quelle mani scure sul suo bianco corpo, abbracciandola poi convulsamente, spasmodicamente, arrivando persino a sollevarle la gonna, a percorrerle la pelle là dov’era nuda…

La Premessa:

«La Tempestosa» è una storia selvaggia, difficile a comprendersi. È la storia di un clima, di un paese grigio e brumoso, ove la notte si odono cavalcare gli spettri. È l’eterna storia dell’amore, che si raggiunge soltanto oltre i confini della vita.
Non è possibile dare un’idea di questo violento ed esaltante romanzo. La figura selvatica di Heathcliff, il diabolico e tenero amante, quella di Cathy, ribelle e fedele sino alla morte, sono tra le più imponenti, anarchiche e affascinanti della letteratura romantica. Ma non si possono costringere in un’analisi, né si può conferire ad esse un significato. Bisogna accontentarsi di guardarle sorgere, vividissime, dal paesaggio tetro dove Emily Brontë le immaginò. Bisogna accontentarsi di lasciarsi afferrare, e magari anche impaurire, da esse. Qui le cose reali sfumano nell’irreale, e tra gli ululi del vento rimane concreto soltanto un richiamo: quello dell’amore.
«La Tempestosa» è l’opera più singolare di tutta la letteratura romantica inglese. In Italia, sotto questo titolo, il romanzo conobbe una certa fortuna parecchi anni fa. Ma forse pochi ricorderanno di averlo letto: tutti invece ricorderanno di averlo visto, sullo schermo. Il celebre film con Laurence Olivier e Merle Oberon, «La voce nella tempesta», è stato tratto da quest’opera, e ne rende abbastanza nobilmente l’atmosfera selvaggia e allucinata.
Certi che questa riedizione risulterà gradita ai nostri lettori, li lasciamo sospesi ai cari, cattivi spettri che la popolano, augurando ad essi buona lettura.

L’incipit:

Magnifico paese, questo. Credo che in tutta l’Inghilterra non avrei potuto trovare un luogo così lontano dalle cose del mondo. È il vero paradiso del perfetto misantropo.
Il signor Heathcliff ed io siamo fatti apposta per dividerci tanta solitudine. Ma che tipo, costui! Certo non immaginava quale calore e quanta simpatia sentissi in cuore per lui, malgrado già mi avessero messo sull’avviso, mentre, avvicinandomi a cavallo, vedevo i suoi occhi neri muoversi pieni di sospetto sotto le sopracciglia, e le sue dita sprofondarsi ancor più, con un gesto di risoluta indifferenza, nel panciotto, all’annuncio del mio nome.
— Il signor Heathcliff? — chiesi.
Un cenno del capo fu la sua risposta.
— Io sono Lockwood, il nuovo vicino. Ho voluto venirla a visitare il prima possibile, perché ho sentito dire che era rimasto scontento che avessi preso in affitto Thrushcross Grange…

L.

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