Da anni giace su uno scaffale questo vecchio numero della collana quattordicinale “I Capolavori dei Gialli Mondadori” diretta da Alberto Tedeschi: è ora di darlo via, ma prima una bella schedatura
L’illustrazione di copertina è firmata da G. Sarno.
La scheda di Uruk:
136. Perry Mason e il canarino zoppo [Perry Mason 11] (The Case of the Lame Canary, 1937) di Erle Stanley Gardner [10 gennaio 1960] traduttore non indicato
– Inoltre contiene il saggio:d
[I nemici pubblici degli “Anni Venti”] Mamma Barker & Figli (prima puntata), di Alan Hynd, versione italiana di We Are the Public Enemies (1949)
La trama:
Un canarino zoppo; una ragazza che, forse, non dice tutta la verità; una moglie infelice che scappa nella «città dei divorzi»; una vittima che «dovrebbe essere un assassino» e un assassino che non si trova… Ce n’è d’avanzo per far rimandare a Perry il giro del mondo.
L’incipit:
Tutti gli studiosi della natura umana sanno che l’aspetto di una persona è spesso in assoluto contrasto con le sue doti e il suo carattere.
I migliori investigatori si direbbero membri del clero, i giocatori più spregiudicati, avveduti banchieri… Cosi, nulla, nell’apparenza esteriore di Perry Mason, denotava il suo agilissimo cervello, i suoi metodi fuori dall’ordinario, la sua tecnica arditissima, doti che lo rendevano il più temuto e rispettato penalista della città.
Greve e saldo come un blocco di granito, lui osservava con espressione di simpatia paziente la giovane donna seduta di fronte a lui, nello studio, con una gabbia in grembo. Nella gabbia, c’era un canarino.
Con la tranquilla insistenza di chi è abituato a ripetere le proprie domande sino a ottenere la risposta desiderata, Perry Mason ripetè:
– Quella povera bestiola ha male a una zampina?
La giovane depose la gabbia al suolo come per impedire a Mason di osservarla troppo attentamente.
– Oh, non credo – disse. E soggiunse, a guisa di spiegazione: – È un po’ spaventato.
Mason osservò la figura elegante, il piedino ben tornito, la mano inguantata dalle lunghe dita affusolate.
– Dunque – osservò – avevate tanta urgenza di vedermi da infrangere le consegne?
Lei sporse il mento, con una mossetta di sfida:
– Si tratta di un affare importante. Non poteva aspettare, come non potevo aspettare io.
– Vedo che la pazienza non è una delle vostre virtù.
– Non sapevo che la pazienza fosse una virtù.
– Io credo di sì. Come vi chiamate?
– Rita Swaine.
L.
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