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Titolo d’annata de “Il Giallo Mondadori“, nell’epoca di Oreste del Buono.

L’illustrazione di copertina è firmata da Carlo Jacono.

La scheda di Uruk:

1710. Non tormentate i vampiri, per favore [Toby Peters 5] (Never Cross a Vampire, 1980) di Stuart Kaminsky [8 novembre 1981] Traduzione di Luciana Crepax
Inoltre contiene il racconto:
Per mano di ignoti (By Person or Persons Unknown, da “EQMM“, 22 aprile 1981) di James Holding

La trama:

Fantastico Kaminsky! Mentre si prepara a districare una colossale storia di vampiri che minacciano la tranquillità dell’attore Bela Lugosi, interprete di film dell’orrore, l’investigatore privato Toby Peters viene chiamato ad affrontare un problema più serio, un caso di omicidio in cui la vittima, morendo, ha riconosciuto il proprio assassino. E l’assassino pare che sia lo scrittore William Faulkner. I vampiri mandano cadaveri di pipistrelli per posta e si fanno curare i canini dal dentista, ma i morti sono morti davvero e le sparatorie non hanno niente di grottesco. Toby Peters, l’eroe geniale, timido, temerario che i nostri lettori hanno imparato a conoscere (Giallo Mondadori 1633 «Giocarsi la pelle» e 1682 «Il caso Hughes»), si lascia sedurre dalle ragazze vampiro ma va anche al cinema con i nipotini, e non usa mai la pistola, anche se è sul punto di farlo tutte le volte in cui si trova a dover vendere cara la pelle.

L’incipit:

Basso, tozzo, avvolto in un mantello nero tutto sporco, il vampiro sedeva su una bara, di fronte a me, e beveva una birra diretta- mente dalla bottiglia, con una cannuccia di paglia fradicia mezza disfatta. Aveva i canini lunghi e tremolanti e il respiro era di un asmatico distrutto da una polmonite apicale. Era affascinante e lo erano anche gli altri quattro vampiri che, in quel seminterrato umido, si stavano occupando del mio cliente. Vestito di grigio, con un sorriso sconsolato, lui cercava di tenerli a bada agitando blandamente il sigaro, ma loro non gli lasciavano tregua. Una donna pallidissima, coi capelli lunghi e neri, era più insistente degli altri.
— Quando reciterete ancora la parte di un vampiro, signor Lugosi?
Lugosi si strinse nelle spalle con un atteggiamento teatrale. Aveva quasi sessantanni e li dimostrava tutti, se non di più; era grassoccio, pallido, e sorrideva con gli angoli delle labbra rivolti in alto. Non avrebbe voluto trovarsi lì, ma visto che ci si trovava non poteva resistere alla tentazione di recitare davanti a quegli spettatori così aggressivi.
Corresse la sua interlocutrice. — Logoshi — disse — Bela Logoshi, ma non importa, cara. Dunque volete sapere quando reciterò ancora la parte di un vampiro… — Parlava più lentamente di un medico che stesse per dare una brutta notizia, e con un accento ungherese così forte che le sue parole sembravano coperte da uno strato di «goulash». — Bisogna pur vivere — sospirò, per dimostrare che erano stati i conti del droghiere e del lattaio a costringerlo ad accettare il compromesso artistico. — Come vorrei mettere la prua verso il vento, stringere le vele e affrontare ancora la parte di Dracula con altri mezzi, ora che, amici miei, so tanto, tanto di più! — E alzò vagamente un dito verso il soffitto grigio pieno di crepe, un metro sopra la sua testa.
— Ma sono cinque anni — intervenne un vampiretto cinese con un tono che escludeva ogni possibilità di simpatia — che recitate solo la parte di medici pazzi stritolati dall’ultimo giro di manovella!
Lugosi scosse la testa. — Qualche volta si deve morire per vivere.

L.

Illustrazione di Joel Iskowitz

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