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La Sperling & Kupfer porta in libreria un grande thriller firmato da Costantino D’Orazio.

La scheda di Uruk:

Ma liberaci dal male (2017) di Costantino D’Orazio [2 maggio 2017]

La trama:

Alle prime luci dell’alba, mentre Roma sta ancora dormendo, una giovane donna si gode per l’ultima volta la bellezza mozzafiato dei monumenti, i rumori della Città Eterna, l’invadente ironia di un centurione che ha appena iniziato la sua recita quotidiana. Anche lei, di lì a poche ore, dovrà cambiare i suoi abiti e calcare un nuovo palcoscenico. Non è una fede profonda a spingerla in questo viaggio, ma la ricerca della serenità: quella che si può trovare solo tra le spesse mura di un convento di clausura, dove la vita scivola senza imprevisti e senza paure. O almeno, così crede lei. Accolta nella piccola comunità monastica dei Santi Quattro Coronati, Virginia cerca di adeguarsi ai rituali, alla preghiera e al silenzio. Ma è un silenzio carico di tensione, dove risuonano, insistenti, pensieri e ricordi che sperava di lasciarsi alle spalle insieme al suo passato. Una quiete apparente, che amplifica la stonatura di certi dettagli intorno a lei: ferite sul corpo e nel viso delle suore, piccoli tic che loro cercano di celare, ma non sfuggono al suo occhio vigile e inquieto. Tra queste nuove e indecifrabili compagne, Virginia cerca conforto nell’arte, di cui è appassionata sin da bambina grazie ai racconti di suo padre: il monastero dei Santi Quattro è una continua sorpresa, ma persino l’arte sembra suscitarle soltanto nuovi interrogativi. Soprattutto quando in convento arriva un giovane studioso, che coinvolge la ragazza nella ricerca di una stanza segreta, custodita gelosamente da secoli nell’angolo più oscuro del convento. Il sospetto e la reticenza delle monache non fermano Virginia, che è convinta di trovare lì le risposte a tutte le domande che sente pesare su quel luogo e sulla sua vita. Come se il monastero proteggesse un enigma indicibile, il cuore del male. L’arte si tinge di suspense nel primo romanzo di Costantino D’Orazio. Una storia di finzione ambientata in un luogo reale, uno dei più affascinanti segreti di Roma, dove il mistero accresce la magia della pittura. Una storia in cui esplorare l’arte equivale a esplorare la vita.

L’incipit:

Riemersa dal tunnel della metro, l’accolse una pioggia leggera, compatta e sicura di sé. Di quelle che non fanno rumore quando toccano terra e lasciano nell’aria soltanto un fruscio.
Le gocce erano così fitte da stendersi come un velo sugli occhi.
Intravide la sagoma dell’Arco di Costantino in lontananza e la mole imponente del Colosseo, al di là della strada. Solido e leggiadro, duro ed elegante, sfregiato dalla furia della natura e sbriciolato dalla follia degli uomini. Una ferita aperta nel cuore di Roma.

Così l’ha descritto papà, una volta.
Vivi aveva sperato inutilmente che il cielo senza stelle notato sull’autostrada, durante il suo viaggio notturno, con la faccia schiacciata contro il finestrino del pullman, non significasse pioggia battente. Dio, a cui si era rivolta con una delle preghiere che ripeteva nel momento del bisogno fin da quando era bambina, non l’aveva ascoltata quella volta. Se solo avesse portato con sé un ombrello, avrebbe evitato l’inferno in cui stava per cacciarsi. Ma era impossibile prevederlo e suo padre non l’aveva certo aiutata: erano giorni che la seduceva con la storia delle ottobrate romane, «quando a Roma torna la primavera e si può ancora mangiare all’aperto». Un consiglio allegro e spensierato, come tutti i suoi discorsi, distanti dalla realtà. Davvero inopportuno, come soltanto lui sapeva essere. Lei non era partita per una vacanza né per godersi la città.
Arriverò fradicia.
Non fece in tempo a preoccuparsi, che il silenzio in cui si stava perdendo venne rotto da un grumo di parole sputate nell’aria all’improvviso, un colpo di grazia per l’ansia che aveva iniziato a sbocciare dentro di lei come una pianta carnivora alla ricerca di un insetto da intrappolare. A finirci dentro, in quel momento, erano state tutte le sue sicurezze.
Una voce la trascinò di nuovo con i piedi per terra.
«A pupe’, ma ’ndo sei stata finora? Erano anni che t’aspettavo!»

L’autore:

Costantino D’Orazio è storico dell’arte e curatore presso il MACRO, Museo d’Arte Contemporanea di Roma. Collabora con vari quotidiani e con Geo&Geo su Rai 3. Conduce la rubrica “AR Frammenti d’Arte” su Rainews24 e il programma “Bella davvero” su Radio2.

L.

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