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Anni 2010, Antologia, Diego Lama, Franco Forte, Giulio Leoni, Il Giallo Mondadori, italiani, Mondadori, Stefano Di Marino
La collana “Il Giallo Mondadori” di marzo (n. 3177) presenta un’imperdibile antologia di nove maestri del giallo italiano alle prese con un celebre museo di Napoli.
A breve arriverà una mia intervista cumulativa agli autori dell’antologia.
La scheda di Uruk:
3177. Delitti al museo (2019) di AA.VV. [marzo 2019]
Introduzione, di Franco Forte e Diego Lama
– Quando siamo soli. Un breve viaggio introduttivo al MANN, di Serena Venditto
– MANN-hunter [colonnello Salvatore De Rosa], di Romano De Marco
– Il fauno di cenere [Bas Salieri], di Stefano Di Marino
– L’odore del disprezzo [monsignor Verzi], di Andrea Franco
– La Tazza del Re [commissario Casabona], di Antonio Fusco
– Omicidio alla sezione egizia [commissario Cataldo], di Luigi Guicciardi
– Dietro la Venere Callipige, di Diana Lama
– Le natiche di Venere [commissario Veneruso], di Diego Lama
– La sacerdotessa venuta dal nulla [architetto Cesare Marni], di Giulio Leoni
– Il mistero della lamina orfica [Martino da Barga], di Carlo A. Martigli
In appendice:
– La storia del Giallo Mondadori (terza puntata), di Mauro Boncompagni
– In ricordo di Andrea G. Pinketts, Franco Forte, Stefano Di Marino ed Andrea Carlo Cappi
La trama:
Napoli non è sole e mare. È una città di ombre, una città liquida che ribolle nelle viscere come una solfatara. Lo sa bene Bas Salieri, ricercatore dell’occulto, alle prese con l’assassinio rituale di un vecchio amico e la scomparsa di un prezioso manufatto. È una città di enigmi, che le sono connaturati fin da epoche lontane. Come scoprono Martino da Barga, francescano inviato dal pontefice a indagare su una sacerdotessa che forse è una strega, e monsignor Attilio Verzi, chiamato a risolvere il caso di un omicidio commesso con un antico pugnale. Enigmi che aleggiano intorno a opere d’arte. Come la statua di Venere che ossessiona un’artista, ignara che qualcuno è pericolosamente attratto da lei. La stessa statua in qualche modo collegata alla morte di un accademico inglese, un rompicapo per il commissario Veneruso. Dagli anni Trenta, quando il ritrovamento di un reperto “impossibile” innesca sviluppi imprevedibili, fino ai giorni nostri, che sia per un’esecuzione tra la folla dei visitatori, per un delitto nella sezione egizia, o per l’inspiegabile presenza notturna di un uomo seduto a fissare un certo oggetto, il centro di tutto è sempre il Museo archeologico nazionale, palazzo monumentale che nelle sue sale custodisce secoli di storia e infinite storie. Un paradiso per i turisti, un inferno per gli investigatori.
L’Introduzione:
I musei sono luoghi arcani, affascinanti, misteriosi. Nelle loro vaste sale si aggirano non solo i ricordi di tempi passati, ma anche ombre inquiete, che suggestionano chi vi si inoltra. Quante volte vi sarà capitato, davanti alle opere immortali esposte nei musei, di trattenere il fiato, o di parlare a bassa voce? C’è un senso di rispetto che incombe sui visitatori di un museo, un’idea di cose antiche e di mondi straordinari da cui è derivata la società d’oggi, che incute timore, soggezione, ma anche un afflato di meraviglia che ben pochi altri luoghi, se non forse quelli sacri, riescono a indurre in chi li attraversa.
E dunque nel corso del tempo il museo è sempre stato un luogo affascinante in cui ambientare storie di mistero, da sfruttare per dare colore e sostanza a quel sense of wonder che sempre la narrativa e il cinema inseguono a beneficio del lettore o dello spettatore.
Come dimenticare lo straordinario sceneggiato di fine anni Sessanta, “Belfagor, ovvero il fantasma del Louvre”, che forse non era propriamente un giallo canonico, ma di certo aveva tutti i crismi del thriller e della suspense, capace di tenere con il fiato sospeso milioni di telespettatori soprattutto per le cupe atmosfere in cui la serie era ambientata, ovvero i corridoi del Louvre, soprattutto di notte.
Ma non è solo il museo più famoso e visitato del mondo lo scenario ideale per imbastire un giallo; può esserlo anche uno dei più suggestivi musei italiani, ovvero il MANN, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che può annoverare un vero primato per quanto concerne i reperti di epoca romana, soprattutto grazie alla collezione Farnese, che vanta un numero vastissimo di opere raccolte fin dal 1500 da Alessandro Farnese, che fu papa con il nome di Paolo III, e per i pregiati reperti provenienti dai siti di Pompei ed Ercolano. Ma il MANN è celebre anche per essere il terzo museo al mondo per ciò che riguarda il patrimonio di opere provenienti dall’antico Egitto, subito dopo quelli del Cairo e di Torino.
Un ambiente unico e una “location” straordinaria in cui ambientare racconti gialli, come le storie delittuose che compongono questa antologia, commissionate ad alcuni dei migliori giallisti italiani.
Affrontiamo insieme questo viaggio nelle gallerie intrise di storia e di fascino del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, in compagnia di investigatori, criminali e semplici spettatori che ci faranno vivere l’emozione di compiere un’avventura nel mistero, nel passato e nelle intricate operazioni di indagine che portano i protagonisti di questi racconti a risolvere i difficili casi che devono affrontare.
Non saranno sempre delitti contemporanei, i nostri autori ci trasporteranno anche indietro nel tempo, dal XVI secolo agli inizi del Novecento, in gialli storici intrisi di atmosfera, e non sempre si tratterà di indagini canoniche, a volte la storia potrà riguardare un semplice furto, altre si tratterà invece di un vero e proprio thriller: ma il bello di un museo è la varietà delle collezioni e degli incontri possibili e impossibili che si possono fare nel suo interno.
In questo viaggio immaginario a Napoli tra le stanze del Museo Archeologico, ritroveremo molti autori italiani e molti dei loro famosi personaggi, come Giulio Leoni e il suo architetto Cesare Marni che, nel 1933, si ritroverà a indagare su una statua forse proveniente da Atlantide. Seguiremo Antonio Fusco e il commissario Casabona nel 1925, alle prese con il furto di un’antica Tazza Farnese. Viaggeremo nel 1846 con Andrea Franco assieme al suo monsignor Verzi e a un pugnale del I secolo dopo Cristo. Cercheremo di scovare la statua di un fauno di pietra con Stefano Di Marino e Sebastiano “Bas” Salieri. Guarderemo con palpitazione un’antica lamina orfica assieme a Carlo A. Martigli e al suo Martino da Barga nel XVI secolo. Ammireremo, con Diego Lama e con il commissario Veneruso nel 1884, una statua di Venere, ma di spalle e nuda. Gireremo tra le sale del museo con Romano De Marco e il suo colonnello Salvatore De Rosa a caccia di un’antica moneta d’oro. Inseguiremo due statuette funerarie a forma di mummia chiamate shabti, con Luigi Guicciardi e il commissario Cataldo. Oppure ascolteremo, con Diana Lama, il sussurro di un maniaco attorno alla statua di Venere Callipige. Non ci siamo dimenticati di Serena Venditto, che con la sua strana guida per prima ci porterà tra le sezioni, i secoli, le collezioni e le opere del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, un palazzo monumentale immenso che nelle sue sale custodisce secoli di storia e infinite storie.
Un paradiso per i turisti, un inferno per gli investigatori.
Franco Forte e Diego Lama
L.
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