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Trovato su bancarella questo vecchissimo numero de “Il Giallo Mondadori“.

La scheda di Uruk:

3. Il volto macchiato [Tolefree Mystery] (The Corpse With the Dirty Face, 1936) di R.A.J. Walling (Robert Alfred John Walling) [maggio 1946] Traduttore non indicato
Inoltre contiene anche:
estratto dal romanzo I sensitivi (1946) di Salvator Gotta

La trama:

Quando il signor Tolefree rinviene il cadavere del banchiere Benjamin Broadall nel suo ufficio chiuso a chiave, pensa subito di rivolgersi a un suo vecchio amico, l’ispettore Pierce di Scotland Yard. Il banchiere è stato strangolato e ha il volto e il collo imbrattati d’inchiostro. Su questo particolare si concentra l’attenzione dei due investigatori: quello improvvisato, Tolefree, e quello professionista, Pierce. Ma, dove si deve ricercare il bandolo della matassa? A Londra, oppure a Monk’s Corner, residenza campestre del banchiere? Doveva toccare proprio al dilettante la fortuna di svelare il mistero, e noi seguiamo tutte le fasi delle sue indagini attraverso una delle vicende più serrate e appassionanti che mai ci abbia narrato R. A. J. Walling, autore ben noto ai lettori dei «Libri Gialli» mondadoriani.

L’incipit:

Se è vero che gli eventi proiettano la loro ombra in avanti, il sole dorato che, domenica, illuminava Framblestead Common, avrebbe dovuto indicare le sventure che avvennero a Cumberland Court il lunedì.
In seguito qualcuno domandò se Filippo Tolefree sarebbe riuscito a risolvere più rapidamente il problema qualora avesse potuto assistere non visto agli avvenimenti di quel pomeriggio soleggiato, nel Surrey, invece di venirne a conoscenza il martedì, nella nebbiosa Londra.
Tolefree disse che questa era una domanda inutile dato che egli non poteva rendersi invisibile e che non avrebbe potuto trovarsi in quattro o cinque luoghi allo stesso tempo. Egli non avrebbe potuto vedere e udire simultaneamente ciò che stava accadendo al tredicesimo ”tee”, al quindicesimo prato, sulla strada e nel bosco chiamato Bosco del Frate. Ed anche se questa magia fosse stata possibile, dubitava se gli avrebbe potuto procurare la chiave dell’enigma che riuscì a trovare, ad un tratto, alcuni giorni più tardi, dopo numerosi sforzi per sbrogliare la matassa.
Un osservatore in aeroplano sorvolante il campo di golf di Framblestead, avrebbe potuto vedere molte persone che furono poi immischiate nel delitto di Cumberland Court. A Londra Cumberland Court dormiva nel silenzio domenicale. Qui, a trenta miglia di distanza, avrebbe potuto vedere,, col cannocchiale, le bandierine sventolanti sui prati e fra l’una e l’altra delle persone che si muovevano. Avrebbe potuto vedere il signor Broadall ed il signor Causeland insieme, il signor Silverbridge e la signora Landrake due buche dietro a loro, il signor Budshead e la signorina Broadall che girellavano nel bosco e il signor Pollerby, solo soletto che si avviava lungo la strada attraverso la collina erbosa, verso il Bosco del Frate. Naturalmente il già nominato osservatore non avrebbe potuto udire i vari dialoghi o lo zufolio del signor Pollerby. Ma, anche se avesse potuto udirli, è difficile che ciò avrebbe potuto portare in volo la sua mente al lunedì successivo in Cumberland Court. Avrebbe cosi identificato le persone:
Benjamin Broadall, il mercante-banchiere;
Maria Broadall (Polly), sua figlia;
John Pollerby, suo segretario anziano;
Dick Silverbridge, suo esuberante nipote;
la signora Landrake, bellissima vedova sua vicina;
Lionel Causeland, giovane musicista, amico di Broadall;
Jack Budshead, figlio del proprietario di Hurst Priors.
Nessun estraneo avrebbe visto altro che un gruppo di persone, non certo un sistema solare di pianeti roteanti intorno a Benjamin Broadall; e ciò che facevano, quel pomeriggio estivo, non avrebbe significato nulla.
Per esempio, il dialogo fra il signor Budshead e la signorina Broadall durante la loro passeggiata nel bosco: la ragazza si era fermata a circa cento metri dal cancello e aveva guardato il suo compagno che dondolando un bastone da golf aveva una certa aria di padronanza. Essa portava una gonna spigata ed un soprabito di lana. La sua carnagione di bruna colorita, non era attenuata, anzi al contrario, da un berretto rosso sui capelli castani.

L.

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