La collana “Urania Horror” (Mondadori), nata e morta diverse volte, ad un certo punto si è interessanta anche di novelization, sebbene per pochissimi numeri: ha fatto però in tempo a regalarci questo romanzo, uscito come supplemento al n. 1519 di “Urania”.
Vi ricordo il mio viaggio tematico dedicato ai 25 anni di DOOM.
La scheda di Uruk:
31. Doom (2005) di John Shirley [febbraio 2007] Traduzione di Marcello Jatosti
– dalla sceneggiatura di David Callaham e Wesley Strick per il film omonimo del 2005 di Andrzej Bartkowiak
La trama:
Solo un battito di ciglia separa il deserto del Nevada dal deserto di Marte. Il portale: Olduvai, folgorante transito inter-dimensionale, retaggio di una enigmatica tecnologia aliena. Ma quando uno scienziato troppo temerario compie l’esperimento sbagliato, è l’inferno a scatenarsi nella remota stazione marziana. Toccherà a Sarge, Grimm, Kid e agli altri membri di una micidiale squadra di élite dei Marines spaziali scendere nell’abisso, affrontando in prima persona la battaglia dell’apocalisse.
Da un videogame leggendario, un horror-thriller adrenalinico.
L’incipit:
Un corridoio oscuro, nelle profondità del sottosuolo. Un grido stridulo, subito soffocato. Rumore di passi in corsa. Passi che si avvicinano…
Mentre fuggiva lungo il corridoio, il dottor Todd Carmack non poteva vedere i suoi inseguitori. Non poteva udirli, né sentirne l’odore; non lì. Ma sapeva che erano alle sue spalle. E sapeva che stavano guadagnando terreno su lui e gli altri cinque scienziati.
Oh, certo, quelle cose erano più che mai solide, e rumorose, e maleodoranti, e letali… Si era trovato in balia di una di loro, riverso schiena a terra, nel laboratorio. Gocciolante di bava, la cosa aveva digrignato i denti nel pregustare la preda, gli artigli ancora serrati sul braccio mozzo di un tecnico del laboratorio. Carmack si era tirato addosso il corpo accasciato del dottor Norris, quasi privo di sensi, per farsene scudo. La cosa sarebbe dovuta passare prima su di esso. Così aveva guadagnato attimi preziosi per divincolarsi e lanciarsi in una fuga a perdifiato. Ma le grida singhiozzanti di Norris continuavano a echeggiare nel suo cervello. Sembravano rimbombare per il corridoio, attraverso i laboratori, livello dopo livello. Grida disperate che si propagavano vibranti fin sopra gli scavi archeologici, che si riverberavano sulla superficie avvelenata della regione di Olduvai.
Spingendo furiosamente con gambe e braccia, il viso grondante di sudore, Carmack pensò che sarebbe morto d’infarto prima di arrivare a quella porta massiccia. Aveva sessant’anni suonati, che diamine. Il cuore martellava come volesse schizzargli dal petto. Ogni respiro gli squarciava i polmoni, affilato come i bisturi che usava sulle cavie.
Credette di rivedere gli occhi terrorizzati degli animali da laboratorio. Sbucavano dalle tenebre davanti a lui…
Dieci passi più in là lo attendeva una pozza di luce vacillante. Minacciava di estinguersi a ogni pulsare della lampada fluorescente che illuminava la porta: la porta verso la salvezza. Se esisteva salvezza su quel pianeta maledetto da Dio.
Arrischiò uno sguardo da sopra la spalla. Vide i colleghi correre tra le ombre intermittenti. Una donna di mezz’età in camice da laboratorio, la dottoressa Tallman, era parecchi passi dietro di lui.
Il suo assistente, Dexter, un tipo dinoccolato e goffo, il volto distorto dal terrore, era rimasto in retroguardia. Stava rallentando, zoppicava, si stringeva la gamba sinistra. Crampi. Qualcosa si mosse, confusa tra le ombre, su un lato del corridoio. Un braccio scuro, bizzarramente corrugato, gli serrò la vita. Lo trascinò, urlante, nelle tenebre. In un batter d’occhio, Dexter era svanito nel nulla.
L’autore (traduzione da volume originale):
John Shirley è autore di numerosi romanzi, inclusi Crawlers, Demons e Wetbones, la novelization del film Constantine ed antologie come Really Really Really Really Weird Stories e quella premiata con il Bram Stoker Award: Black Butterflies. Scrive anche copioni per cinema e TV, e ha co-sceneggiato Il Corvo.
L.
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