Titolo d’annata de “Il Giallo Mondadori“, nell’epoca di Alberto Tedeschi.
L’illustrazione di copertina è firmata da Carlo Jacono.
La scheda di Uruk:
971. Date a Gideon quel che è di Gideon [Gideon 11] (Gideon’s Lot, 1965) di J.J. Marric (John Creasey) [10 settembre 1967] Traduzione di Bruno Just Lazzari
– Inoltre contiene il racconto:
Padre e figlio (The Tiger’s Cub, da “EQMM”, luglio 1967) di Shirley Wallace
La trama:
Sulla scrivania del Comandante George Gideon, a New Scotland Yard, il telefono squilla a getto continuo, cento volte, mille volte il giorno. E l’argomento è sempre lo stesso: il crimine, nei suoi svariati aspetti. Furti, rapine, scippi, omicidi volontari e involontari, premeditati e passionali. Talvolta è una buona notizia, la soluzione di un mistero che toglieva il sonno all’intera squadra dello Yard, ma spesso, molto più spesso, è l’annunzio di un nuovo misfatto. In «Date a Gideon quel che è di Gideon» il delitto «corre sul filo» attraverso l’Oceano. Da New York un drammatico avvertimento per Gideon: a bordo del transatlantico Queen Elizabeth, che deve attraccare a Southampton il giorno dopo, viaggiano alcuni pericolosi criminali! Bisogna sorvegliarli. Bisogna indagare sui loro piani. Eppure, né Gideon, né i suoi colleghi americani possono prevedere sino a che punto la piovra della delinquenza tenterà di allungare i suoi tentacoli sulla città di Londra. Attraverso le numerose puntate di questa sua biografia-fiume, il nome di Gideon è diventato proverbiale, e noi ci siamo affezionati a questo oscuro eroe, prototipo del custode della legge quale ognuno lo vorrebbe, pieno di abnegazione, umano, perspicace e, quando occorre, anche un po’ spericolato.
L’incipit:
Sulla scrivania di George Gideon, a New Scotland Yard, il telefono squillava cento volte al giorno: mille volte si sarebbe detto, in certi periodi. Chiamate vicine e lontane, banali o fuori deH’ordinario, ma quasi tutte legate a qualche delitto, alla disperazione per le vittime e all’effimero trionfo per i colpevoli. Piaccia o no, quelle telefonate tessevano la trama della società moderna.
A Gideon la cosa non piaceva, e proprio questo giustificava le sue funzioni di capo del C.I.D., cioè della Polizia londinese. Con gli anni, tutto ciò che lo circondava era diventato parte di lui.
Nel dolce pomeriggio di maggio, che faceva pensare già all’estate, Gideon, seduto alla scrivania, stava leggendo un rapporto. Era accigliato, poiché certi aspetti della faccenda lo turbavano. Benito Dolci Lucci, di Milano, era stato accusato di favoreggiamento alla prostituzione e rilasciato in seguito all’intervento di un socio e di un avvocato che avevano versato ciascuno cinquemila sterline di cauzione.
Il fatto che Lucci fosse ricco non significava che fosse un delinquente, e Gideon metteva in dubbio la buona fede della testimonianza resa dai due rappresentanti a Londra dell’industriale milanese.
Era stato Vie Parsons, uno dei più scaltri sovrintendenti del C.I.D., a insistere affinché Lucci venisse incriminato. Ora, il suo ultimo rapporto, perfettamente obiettivo, segnalava che Lucci gli aveva fatto una buona impressione, contrariamente ad uno dei testimoni.
L.
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