Titolo d’annata de “Il Giallo Mondadori“, nell’epoca di Laura Grimaldi.
L’illustrazione di copertina è firmata da Carlo Jacono.
La scheda di Uruk:
1670. Scambio a sorpresa (The Switch, 1978) di Elmore Leonard [1° febbraio 1981] Traduzione di Edoardo Erba
– Inoltre contiene il racconto:
Un ricordo bruciante (The Pictures Come and Go, da “EQMM”, gennaio 1980) di Carol Boyd-Hall
La trama:
Il nero Ordell Robbie e il bianco Louis Gara, due balordi non privi di qualche fascino, decidono di rapire Mickey, moglie dell’imprenditore Dawson abituale acquirente di refurtiva. Ed ecco che Mickey, sino ad allora casalinga trascurata e anche tradita dal losco marito, viene coinvolta in un’avventura concitata e fuori di ogni convenzione. Inaspettatamente Mickey comincia a prenderci un certo gusto. Elmore Leonard ha scritto con «Scambio a sorpresa» un romanzo spregiudicato sul deterioramento contemporaneo dei costumi. Nessuna pausa, molta azione e molto humour. Anche una certa dose di amarezza, però, nel fondo. È possibile che per sentirsi qualcuno una moglie abbia bisogno di venir rapita e minacciata di morte? Al solito, i testi più brillanti sono proprio quelli che maggiormente si prestano alla riflessione.
L’incipit:
— Guido io — disse Mickey. — Davvero, preferirei.
— Sali — ordinò Frank, tenendo aperta la portiera. Non aggiunse altro. Le rifilò il trofeo, aggirò l’automobile e passò un dollaro di mancia al ragazzo del posteggio. Mickey, contrariamente alle sue abitudini, si allacciò la cintura di sicurezza e cominciò a fumare. Appena fu seduto al volante, Frank accese la radio.
Transitarono a centotrenta all’ora proprio davanti al Dipartimento di Polizia di Bloomfield Hills, sul Telegraph. Poco prima, al club, il barman aveva insinuato che qualcuno avrebbe fatto sballare il palloncino del tasso alcolico. Forse un socio del Deep Run, di ritorno da un festino notturno. Frank, ghignando furbescamente, si sentiva tranquillo. Il suo avvocato teneva sempre un paio di bigliettoni nel portafoglio per pagare la cauzione dei suoi clienti in galera. Eppoi, lui non era mai stato fermato.
La Mark V bianca svoltò a sinistra, immettendosi sulla Quarton Road. Rigida come un palo, Mickey seguiva il fascio dei fari fra le curve. Dagli altoparlanti posteriori la musica inondava l’abitacolo mentre l’auto, quasi assecondando il ritmo, cavalcava tranquillamente la doppia linea bianca al centro della strada e ondeggiava, s’imbarcava, sbandava. Mickey, schiacciata contro la portiera, sentiva lo stridio delle ruote e avvertiva i contraccolpi delle sospensioni sul ciglio sconnesso. La Mark V sfrecciò al semaforo rosso di Lasher, si arrampicò a cento all’ora sulla collina e, a due chilometri da Covington, in una curva a gomito, rischiò di rovesciarsi.
— Vedi — commentò Frank, — non c’è nessun problema.
L’autore:
L’americano Elmore Leonard è nato a New Orleans, Louisiana, l’11 ottobre 1925. Ha studiato all’Università di Detroit. Dal 1943 al 1946 ha prestato servizio nella Marina degli Stati Uniti. Nel 1949 ha sposato Beverly Cline dalla quale ha divorziato nel 1977. Nel 1979 secondo matrimonio con Joan Shepard dalla quale ha avuto due figlie e tre figli. Lavori svolti: dal 1950 al 1961 copyright presso l’agenzia pubblicitaria Campbell Ewald di Detroit. 1950-1961 scrittore di documentari educativi per le scuole. 1963-1966 Direttore della Elmore Leonard Advertising Company e infine dal 1967 scrittore a tempo pieno. Nel 1984 ha vinto il premio Edgar Allan Poe dei Mystery Writers of America.
Romanziere prolifico e poliedrico, che ha operato con successo nei vari campi della narrativa popolare, Elmore Leonard è anche uno scrittore che sa cogliere perfettamente lo spirito del suo tempo. Pochi scrittori di crime novel sono così sensibili e percettivi delle specifiche tensioni della vita urbana nell’America del XX secolo. Al di là dell’analisi del costante enigma del comportamento umano, i suoi libri non forniscono misteri nel senso usuale. Anche se descrivono il lavoro dei poliziotti, certamente non possono essere definiti dei police- procedural. Sono invece intense storie di rapine a mano armata, delitti, traffico di droga, truffe, di investigatori e delinquenti, di tribunali. In sostanza di crimini autentici perpetrati contro gente credibile. La sua opera si distingue soprattutto per la sua sottesa eleganza, la supposizione che il lettore sia perfettamente conscio del mondo che lo circonda e quella sorta di spontaneità e di naturalezza che è il marchio inconfondibile della sua professionalità. Dai suoi romanzi traspare inoltre una profonda conoscenza della materia, dei luoghi e degli scenari, dei metodi di crimine e di indagine e della gente di ogni ceto sociale. I luoghi preferiti sono la Florida e, soprattutto, la tormentata città di Detroit, visitata in tutte le sue contraddizioni, dal ghetto suburbano ai quartieri alti le cui atmosfere riesce a catturare con la potenza e l’ardore di un moderno Dickens. E si trova a suo agio in una stazione di polizia o in un superattico, e allo stesso modo con eccentrici miliardari o con squallidi commessi viaggiatori. I suoi delinquenti, i suoi ruffiani, i galeotti e gli informatori, allibratori e narcotrafficanti, ex marines, poliziotti in pensione, bari agiscono, e soprattutto parlano, come noi sappiamo, o pensiamo che dovrebbero parlare. Leonard appartiene a quella scuola di narrativa Hemingway-Hammet-Cain. E anche se privo di una particolare eloquenza, il linguaggio di Leonard è terso e funzionale, il suo dialogo è realistico.
Leonard scrive da molti anni ma soltanto recentemente è stato scoperto dalla critica ufficiale come da tempo avrebbe meritato. Ora è considerato, e in effetti è, una delle punte della crime fiction mondiale.
A suo credito va comunque il fatto che nonostante sia diventato una star, lui continua a scrivere lo stesso genere di libri che ha sempre scritto, riuscendo a mantenere un ottimo livello sia quantitativo sia qualitativo (dal saggio di George Grella in XX Century Crime & Mystery).
L.
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