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Prima di darlo via, schedo questo vecchio numero di “Segretissimo” (Mondadori) dell’èra di Laura Grimaldi.

La scheda di Uruk:

921. Il serpente e l’eroina (Le serpent et l’héroïne, 1981) di Serge Jacquemard [16 agosto 1981] Traduzione di Mario Morelli
Inoltre contiene i saggi:
– [Segreti del potere] Schede di cattura, di Giorgio Galli
– [Spie al cinema] La formula, di Piero Zanotto

La trama:

Un turista francese viene barbaramente assassinato, e suo figlio è ricoverato in una clinica americana in grave stato di choc. La CIA, volendo saperne di più sui legami esistenti fra il turista defunto e una sua misteriosa corrispondente russa, affida la “patata bollente” a Jake, detto Serpente. Jake si è guadagnato il nomignolo a buona ragione, e anche in quest’avventura si muove insinuandosi ovunque, rapido e veloce come un rettile. Attorno a lui, un carosello di personaggi “buoni” e “cattivi”, secondo la migliore tradizione della spy-story, e ritmo e suspense a volontà.

L’incipit:

Il mio nome è Jake. Il mio soprannome, Snake. Il Serpente.
Jake Snake: suona bene.
Quanto al mio cognome, è nascosto dietro un numero di matricola in un fascicolo segretissimo dell’ufficio del Personale.
Il soprannome mi è stato appioppato per la mia abilità nell’infiltrarmi tra i nemici, quali che siano. Io striscio come un serpente fra i dispositivi avversari.
Il mio capo, a Langley, si chiama Lester Brown. Brown, un nome “passe-partout” come Smith, Jackson, Kelly, Hall o Wood. Chiaro che non è il suo vero nome. Quello vero si nasconde dietro un numero di matricola, come il mio. In un altrettanto segreto fascicolo dell’ ufficio del Personale.
Nel nostro mondo di spettri, di spie, di “spooks” (come si dice nel gergo dei servizi segreti americani), di “pryedannly droug” (come si dice in quello dei servizi segreti sovietici e che significa amico devoto), in questo nostro strano mondo, dicevo, si preferiscono i colori neutri, i toni sfumati, le atmosfere ovattate, smorzate: niente orpelli e lustrini. Si cercano i mormorii confidenziali e, soprattutto, non è gradita la pubblicità, quella che Victor Hugo chiamava la “moneta spicciola della gloria”.
Una volta gustato il fascino arcano delle centrali dello spionaggio si ha la sensazione di a- vere una camicia di Nesso appiccicata alla pelle, oppure di avere ingerito una droga, un veleno contro cui non esiste alcun antidoto.

L.

– Ultimi romanzi da “Fleuve Noir”: