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Titolo d’annata de “Il Giallo Mondadori“, nell’epoca di Alberto Tedeschi.

L’illustrazione di copertina è firmata da Carlo Jacono.

La scheda di Uruk:

980. Safari per una Lolita (The Last Score, 1964) Ellery Queen [12 novembre 1967] Traduzione di Sem Schlumper
– Inoltre contiene il racconto:
Fra le mani (apparso originariamente come Just Lather, That’s All sull’antologia “Great Spanish Tales”, 1962, ristampato poi come Enemy in His Hands su “EQMM”, ottobre 1967) di Hernando Téllez

La trama:

Reid Rance fa l’agente turistico a Greengrove. È uno di quelli capaci di pilotarvi in luoghi che tanti altri turisti non riescono a visitare. Tuttavia, la proposta della signora May Gibson non lo alletta. La signora vuole che Reid accompagni sua figlia Leslie, una diciassettenne dal temperamento esplosivo, che ha deciso di visitare il Messico. «Ma perché volete affidarla proprio a me?» domanda il giovane. «Perché voi siete un ex-poliziotto, e a Leslie non sarà facile seminarvi!» Rance vorrebbe rifiutare, ma la signora Gibson è una specie di ras in gonnella, a Greengrove. Nessuno può dirle di no. Rance mette le mani avanti: la situazione è piena di rischi e lui lo dice alla cliente. Ma non sa fino a che punto ha ragione. Sorvegliare Leslie è come tener fermo con una mano sola un serpente boa. Non sono trascorsi due giorni quando Leslie scompare dall’albergo messicano. Al suo posto, Reid trova un biglietto laconico, ma molto eloquente: «Versate cinquemila dollari, altrimenti…». Così Reid Rance, tutt’altro che compiaciuto di essere stato buon profeta, si trova lanciato in un’avventura che comincia con un incubo e termina in un sanguinoso safari.

L’incpit:

In omaggio alle relazioni pubbliche, Reid Rance partorì faticosamente un sorriso.
La presenza della signora Gibson, di fronte a lui, nella poltrona dei clienti, gli faceva venire l’acquolina in bocca. Come una bella bistecca con patatine fritte. Ma doveva dire a quella signora, con i dovuti modi, che Reid Rance non aveva fame.
May Gibson era un personaggio importante. Doveva essere sui quarantacinque anni, ma non li dimostrava. Non era certo la donna che cedesse alle lusinghe della pubblicità televisiva e che cercasse di apparire più giovane della sua età… la sua dura bellezza si sarebbe sgretolata, sì, ma non macchiata di tinture per capelli. Tutto, in lei, era unico e di classe, dal Givenchy nero che metteva in risalto il suo corpo armonioso, allo smeraldo che le ardeva di luce verde al dito.
Lo sguardo di Reid si soffermò sul libretto degli assegni provocantemente esibito dalla signora Gibson. Purtroppo, gli ricordava l’affitto dell’ufficio. Scaduto. E la rata della Dodge – pagamento in tre anni — che stava pure per scadere. E il mutuo con la banca, e tante, tante altre cose tristi.
— Non è a me che dovete rivolgervi, signora.
May Gibson inarcò le sopracciglia, con stupore.
— Non avete forse un’agenzia di viaggi?
— Sì, certo. Ma non nella comune accezione.
— Volete spiegarmi allora quella scritta che c’è sulla vostra porta?
Spostandosi con la dovuta cautela tra gli avvallamenti della poltrona, Reid guardò alle spalle della donna la scritta che poteva leggere, alla rovescia, sulla lastra smerigliata della porta:
REID RANCE – AGENZIA- SERVIZI VIAGGIO.
Una etichetta. Solo questo. L’etichetta di cui non puoi fare a meno, di fronte alla quale la gente si ferma, come davanti a un muro. Alla gente non piace fare degli sforzi per capire gli altri. Accetta le etichette e incamera, non distingue. Anche il nome, in fin dei conti, non è altro che una etichetta. E lui, l’etichetta «Reid Rance» se la portava dietro da trentadue anni. Ma chi poteva dire di conoscerlo, veramente? Nessuno riusciva ad andare oltre la sua «facciata mondana», quella dell’americano medio, di sesso maschile, altezza uno e ottantasette, peso ottantasette — ma purtroppo, con la vita sedentaria, tendeva ad aumentare, e questo gli seccava molto. Vista, dieci decimi; occhi blu, con tante piccole rughe intorno, per averli dovuti sempre stringere al sole del Texas, il che gli conferiva quel particolare sguardo penetrante e duro da texano. Capelli neri, da indiano, con mèches grige alle tempie. Colorito scuro, pelle liscia e una cicatrice sul muso: niente romantico duello rusticano con un
desperado, ma solo un capitombolo, a dieci anni.
Insomma, una faccia che non faceva scappare le donne — erano loro, al contrario, che gli incutevano paura – e condizioni psichiche perfettamente normali, anche se lui, ogni tanto, ne dubitava.
Su quelli che si fermavano alla sua «etichetta», però, Reid sapeva prendersi una immediata rivincita. Infatti, se un cliente non gli andava a genio, lo spediva fuori dai piedi, a dimostrazione della sua integrità e della sua dignità. Reid Rance non si comprava! Questo gli piaceva molto, e se lo ripeteva spesso, quasi dovesse convincersene.
— La scritta, signora Gibson, dice esattamente che offro servizi a chi viaggia. Ma, i miei, sono servizi di tipo particolare.

L.

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