Prima di darlo via, schedo questa vecchia antologia.
Questa edizione si rifà alla prima uscita in Italia, risalente al 1929 per la casa milanese Alpes.
In copertina: James Tissot, Gentleman in a Railtvay Carriage (1872 circa)
La scheda di Uruk:
86. Il club dei mestieri stravaganti (The Club of Queer Trades, 1905) di Gilbert Keith Chesterton [7 marzo 1996] Traduzione di A.R. Ferrarin
– Le terribili avventure del maggiore Brown (The Tremendous Adventure of Major Brown, da “Harper’s Weekly”, 19 dicembre 1903)
– La penosa caduta di una grande reputazione (The Painful Fall of a Great Reputation, da “The Idler”, luglio 1940)
– Il terribile motivo della visita del vicario (The Awful Reason of the Vicar’s Visit, da “Harper’s Weekly”, 28 maggio 1904)
– La singolare speculazione del mediatore [Rupert e Basil Grant] (The Singular Speculation of the House-Agent, da “Harper’s Weekly”, 11 giugno 1904)
– La strana condotta del professor Chadd (The Noticeable Conduct of Professor Chadd, da “Harper’s Weekly”, 25 giugno 1904)
– L’eccentrica reclusione della vecchia signora (The Eccentric Seclusion of the Old Lady, da “Harper’s Weekly”, 9-16 luglio 1904)
La trama:
Chesterton non è solo l’inventore del popolarissimo Padre Brown, ma anche il creatore della figura centrale del Club dei Mestieri Stravaganti: Basil Grant. Questi è un ex giudice che abita in una soffitta e che indaga su tutti i sei casi polizieschi che compongono questo libro. Il primo mistero è il seguente: in queste sei storie di crimine non è stato commesso alcun crimine. Il paradosso è poi accresciuto dal particolare e inconsueto metodo d’indagine seguito, diametralmente opposto a quello del rivale Sherlock Holmes: mentre quest’ultimo si affida a procedimenti logici deduttivi, Basii Grant è rigorosamente intuitivo; laddove il detective creato da Conan Doyle si basa sui fatti, il nostro eroe fa invece appello alle espressioni fisiognomiche. Ciò che risulta ancor più sorprendente è che, alla fine, Basii Grant trova infallibilmente la soluzione di ciascun caso, in un’atmosfera bizzarra e piena d’ironia quale può regnare soltanto in un Club dei Mestieri Stravaganti.
L’autore:
Gilbert Keith Chesterton nacque a Kensington nel 1874. Fu tra i primi grandi letterati inglesi a prendere posizione in favore del romanzo poliziesco. Si convertì dal protestantesimo al cattolicesimo diversi anni dopo aver creato Padre Brown, al quale aveva attribuito le sembianze del prete cattolico inglese John O’Connor. Morì a Londra nel 1936.
L’incipit dall’Introduzione di Roberto Mussapi:
Basil Grant, il protagonista di questi racconti, è perennemente contrapposto a Sherlock Holmes, come il suo collega più famoso uscito dalla penna di Chesterton, Padre Brown. Il paragone è limitativo, ma inevitabile. Inevitabile perché è lo stesso autore a mettere in bocca all’ex giudice il suo credo antiholmesiano: «i fatti […], i fatti come fatti nascondono la verità. Io posso essere uno sciocco – e in realtà sono un po’ squilibrato – ma non ho mai creduto a… – come si chiama il protagonista di quelle clamorose vicende? – Sherlock Holmes. Ogni particolare ci conduce a qualcosa, certo, ma quasi sempre ci conduce alla cosa sbagliata. I fatti ci conducono in tutte le direzioni, almeno a quanto mi sembra, come i mille rami di un albero. E solo la vita dell’albero che possiede un’unità e si innalza; è solo la linfa verde che zampilla, come una fontana, verso le stelle».
Sulla metafora della vita dell’albero, della linfa invisibile sotto la scorza dei fatti, eppure fonte della loro vita e del loro mistero, sarà il caso di ritornare. Per ora limitiamoci a constatare che, come si diceva, il paragone con l’investigatore di Conan Doyle è inevitabile, non solo perché Sherlock Holmes è il prototipo, anzi l’archetipo del detective, il primo grande personaggio della letteratura che faccia quello strano e affascinante mestiere, non solo perché i metodi di Basii Grant (e di Padre Brown) sono antitetici ai suoi, ma per l’esplicita citazione.
L’incipit:
CAPITOLO PRIMO
Le terribili avventure del maggiore Brown
Rabelais, o il suo sbrigliato illustratore Gustave Doré, devono avere qualcosa di comune col tracciato dei casamenti popolari. C’è infatti qualcosa di assolutamente gargantuesco nell’idea di economizzare lo spazio mettendo le case una sul tetto dell’altra, con portone e tutto. Nel caos e nella complessità di quelle vie perpendicolari, ogni cosa ci può essere, tutto può accadere, ed è in una di queste, io credo, che, cercandoli, si potranno trovare gli uffici del Club dei Mestieri Stravaganti. Si può pensare a tutta prima che questo nome debba attrarre e fermare il passante, ma in quegli alveari oscuri ed immensi non c’è nulla che attragga e fermi il passante. Il passante si preoccupa solo della sua malinconica destinazione, l’Agenzia di navigazione del Montenegro o gli uffici londinesi della Rutland Sentinel, e attraversa le strade crepuscolari come attraverserebbe gli androni crepuscolari di un sogno. Se i Thugs impiantassero una Compagnia per l’Assassinio degli Stranieri in uno dei grandi edifici di Norfolk Street, e vi si mandasse un omettino occhialuto a fare un’inchiesta, l’inchiesta non darebbe nessun risultato. E il Club dei Mestieri Stravaganti regna appunto in un grande edificio nascosto come un fossile in una grande roccia di fossili.
La natura di questa società, quale noi l’abbiamo scoperta più tardi, si può esporre facilmente e in poche parole. Si tratta di un club eccentrico e scapigliato, del quale si può essere soci solo ottemperando a questa disposizione: il candidato deve avere inventato il modo di sbarcare il lunario; deve trattarsi insomma di una professione assolutamente nuova. L’esatta definizione di questo requisito è data nei due articoli principali dello statuto.
Primo: non si deve trattare di una semplice applicazione o variante di un mestiere già esistente. Così, ad esempio, il club non potrebbe ammettere un agente d’assicurazioni semplicemente perché invece d’assicurare le merci delle persone dal fuoco, assicura poniamo, i loro pantaloni dai denti di un cane idrofobo. Il principio (come Sir Bradcock Burnaby-Bradcock disse saggiamente e acutamente nel suo discorso di straordinaria eloquenza e persuasione tenuto al club a proposito della questione sorta dalla faccenda Stormby Smith) è lo stesso. Secondo: il mestiere deve essere una vera e propria sorgente di guadagno, e deve fornire i mezzi di sussistenza al suo inventore. Perciò il club non potrebbe ammettere un tale che preferisse passare i suoi giorni raccogliendo scatole di sardine usate, a meno che egli non riuscisse a fare di questo un mestiere redditizio. Il professor Chick spiegò questa cosa in modo abbastanza chiaro. E chi ricorda in che consistesse il mestiere nuovo del professor Chick, non sa se deve ridere o piangere.
La scoperta di questa curiosa società era una cosa stranamente dilettevole: scoprire che vi erano al mondo dieci nuove professioni era come vedere la prima nave o il primo aratro. Si provava l’impressione di essere all’infanzia dell’umanità.
L’indice:
Introduzione, di Roberto Mussapi
Nota biobibliografica, di Lucio Chiavarelli
IL CLUB DEI MESTIERI STRAVAGANTI
Capitolo primo. Le terribili avventure del maggiore Brown
Capitolo secondo. La penosa caduta di una grande reputazione
Capitolo terzo. Il terribile motivo della visita del vicario
Capitolo quarto. La singolare speculazione del mediatore
Capitolo quinto. La strana condotta del professor Chadd
Capitolo sesto. L’eccentrica reclusione della vecchia signora
L.
– Ultimi Chesterton:
Nozze di piombo (Giallo Mondadori 910) - "Nozze di piombo" (Necessary Evil, 1965) di Kelley Roos [10 luglio 1966] Traduzione di Lucia Usellini - 180 pagine.
La morte mi vuol bene (Capolavori dei Gialli 203) - "La morte mi vuol bene" [Johnny Liddell 3] (Slay Ride, 1950) di Frank Kane [5 agosto 1962] - Lire 150.
Lutto in famiglia (Giallo Mondadori 737) - "Lutto in famiglia" (My Brother’s Killer, 1961) di D.M. Devine [17 marzo 1963] Traduzione di Giovanni Negro.
La febbre del dollaro (Giallo Mondadori 791) - "La febbre del dollaro" (The Man who would Do Anything, 1963) di Ivan T. Ross [29 marzo 1964] Traduzione di Ugo Carrega - 176 pagine, Lire 200.
[Italian Pulp] KKK Capolavori 126: La città morta - "La città dei morti" (Huacas Picchu) di Terence O’Neil [5 novembre 1969] Traduzione di Laura Toscano - 128 pagine, Lire 200.
L’arma terribile (Giallo Mondadori 617) - "L’arma terribile" (The Line-Up, 1959) di Frank Kane [27 novembre 1960] Traduzione di Rossana De Michele - 139 pagine, Lire 150.
Mio figlio l’assassino (Capolavori dei Gialli 289) - "Mio figlio, l’assassino" (My Son, the Murderer, 1954) di Patrick Quentin - 144 pagine, Lire 200.
L’uomo freddo (Suspense! 19) - "L'uomo freddo" (The Cool Man, 1968) di W.R. Burnett [gennaio 1970] Traduzione di Francesco Cadin - 200 pagine, Lire 350.
Mr Suzuki scende all’inferno (Oscar Spionaggio) - "Mr Suzuki scende all’inferno" (Mr Suzuki descend aux enfers, 1960), di Jean-Pierre Conty [novembre 1965] Traduzione di Milena Agostino - 190 pagine, Lire 250.
Segugio in vacanza (Giallo Mondadori 749) - "Segugio in vacanza" (The Reluctant Sleuth, 1961) di Frances Crane [9 giugno 1963] Traduzione di Luciana Agnoli Zucchini - 158 pagine, Lire 200.
Un tipo di narrativa che adesso è difficile da trovare. Bella riscoperta!
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