Prima di darlo via schedo questo numero d’annata de Il Giallo Mondadori“.
L’illustrazione di copertina, come sempre, è firmata da Carlo Jacono.
La scheda di Uruk:
910. Nozze di piombo (Necessary Evil, 1965) di Kelley Roos [10 luglio 1966] Traduzione di Lucia Usellini
– Inoltre contiene il saggio:
[Le “pupe” dei gangster] La cassiera del sindacato, di Gian Franco Orsi
– Inoltre contiene il racconto:
La chiave che scotta [Il saloon di Katzie] (The Hot Key Caper, da “EQMM”, giugno 1966) di Arthur Moore
La trama:
La festa organizzata dagli Erskine si svolge sotto il segno della perfezione e se un delitto deve esserne la conclusione, conviene che sia il delitto perfetto. Madge Erskine ha i suoi buoni motivi per farci affidamento. I suoi piani non possono fallire. Tutto è calcolato. E i killers hanno previsto ogni cosa. Ma né loro, né Madge si sono accorti che uno degli invitati alla festa si è attardato dopo che gli altri sono usciti. Mark Deane, eminente critico d’arte, è stato costretto, per non far la parte dello «spegnimoccoli» ad affogare i propri dispiaceri personali nell’alcool e si è addormentato nello studio del suo anfitrione. Quando tutti gli ospiti se ne sono andati da un pezzo, Mark esce dalla casa del delitto e sparisce. Ma chi ha visto, prima di allontanarsi? E che cosa ha visto? Gli assassini sono convinti di essere stati riconosciuti e si rendono conto di doverlo sopprimere. E non sono i soli a cercarlo. Peg, sua moglie, lo cerca per evitare che cada in una trappola mortale. La polizia sa tutto di lui, tutto tranne il suo nome… e gli dà la caccia. Mark se ne va come un vagabondo, per le strade di Manhattan, ignaro che la sua vita è appesa a un filo. Chi arriverà pei’ primo, a raggiungerlo? Kelley Roos, autore di «Sudario alla moda» e «14° piano», ha scritto il più convincente giallo della sua carriera.
L’incipit:
Erano in due. Spalla a spalla avanzavano lentamente lungo il lato est della Madison Avenue, nel tratto verso la Settantanovesima Strada e più su ancora, verso l’Ottantesima. Erano circa le undici e venti di una chiara, fresca serata, agli inizi di aprile; giusto l’ora ideale per fare quattro passi. Ma i due non passeggiavano. Ed erano in due perché il lavoro richiedeva la presenza di due uomini. Il più vecchio era Harry Tuttle; il più giovane, Alden Hollins.
– Enright sei-tre-tre-sette-uno.
– Esatto – disse Alden. – Sarebbe stato meglio segnarcelo da qualche parte, però, caso mai ce lo dimenticassimo e non ci fosse un elenco telefonico a portata di mano.
– Mai prendere nota di niente – disse Harry.
– Enright sei-tre-tre-sette-uno.
– Esatto – disse Harry. – Dal primo all’ultimo numero.
Alden aveva poco più di venticinque anni, quasi ventisette, per la precisione. Se non avesse avuto quel mento troppo pronunciato sarebbe stato un bel giovanotto.
I suoi denti, che spesso scopriva in un sorriso, erano regolari; il naso diritto; gli occhi scuri ben distanziati. I capelli lunghi, pettinati con eccessiva cura, tradivano una certa vanità. Portava un paio di scarpe con le suole di gomma, blue-jeans, e sopra la camicia azzurra aperta sul collo, una giacca di grosso velluto a coste. Era alto, più alto di Harry, e se ne compiaceva.
Difficile, invece, stabilire l’età di Harry Tuttle… trentacinque, quaranta, forse anche quarantacinque. Harry era bello, di una bellezza assoluta, quasi esagerata, ma in lui vi era un certo non so che di indefinibile. Non che desse l’impressione del povero tapino, questo no, ma quelle sue arie da gran signore convincevano poco. Perché Harry era sempre stato una mezza cartuccia, e anche se aveva sfruttato ogni sua minima possibilità per farsi strada, bastava il suo modo di vestire, di comportarsi, di parlare, per capire che tutto in lui era forzato ed era al di sopra del suo vero ceto sociale. Egli indossava scarpe di camoscio grigio con la suola di gomma, pantaloni di flanella grigia, giacca di cashemire nera, e sotto il colletto della camicia d’un grigio tenue, portava una sciarpa d’un grigio più intenso.
Quando arrivarono alla Ottantacinquesima Strada, Alden disse: – Mia madre, quand’ero piccolo, il sabato mi accompagnava al cinema qui, agli spettacoli del mattino. Questo accadeva prima che ci trasferissimo a Flushing.
Harry sorrise.
– Che cosa c’è di buffo? – chiese Alden.
Harry scosse il capo. – Il cenno autobiografico. Blateri tanto perché sei nervoso o perché non lo sei?
– Non lo so… Forse un po’ nervoso lo sono.
– Un po’ è ammesso – disse Harry. – Perfino consigliabile.
– No, non sono proprio nervoso. Emozionato. Emozionato come succede prima di un colpo grosso.
– Questo – disse Harry – è un colpo grosso. Puoi ben dirlo.
– Ah, certamente. E tu, sei nervoso?
– Quel tanto che basta per rendermi cauto – disse Harry.
Un isolato più in là, Alden domandò:
– Non hai mai esposto i tuoi quadri in queste gallerie?
– No – rispose Harry, e poi
con voce eccessivamente solenne, per prenderlo in giro, ripetè: – No, Alden, mai.
Proseguirono un po’ in silenzio.
– Cammini troppo in fretta – esclamò Harry a un certo punto.
Rallentarono.
– In via confidenziale – riprese Harry – ti dirò che sono entrato qualche volta negli empori che sono qui attorno.
– Ah si? A comperare la carne o la verdura? – chiese Alden.
– A volte – notò Harry – sembri proprio stupido.
– Forse è perché sono un po’ nervoso.
Aspettarono che il semaforo diventasse verde, poi attraversarono la Ottantaseiesima Strada. Davanti al ristorante era fermo un gruppetto di ritardatari e cinque o sei persone in attesa dell’autobus. Harry e Alden dovettero farsi strada passando uno alla volta, ma subito dopo ripresero a camminare spalla a spalla. Rimasero entrambi in silenzio finché non passarono davanti a Schrafft.
– No, non è perché sei nervoso – disse Harry. – Ti capita di far discorsi scemi anche quando sei completamente rilassato, figliolo.
L.
– Ultimi “Gialli” coetanei:
Nozze di piombo (Giallo Mondadori 910) - "Nozze di piombo" (Necessary Evil, 1965) di Kelley Roos [10 luglio 1966] Traduzione di Lucia Usellini - 180 pagine.
La morte mi vuol bene (Capolavori dei Gialli 203) - "La morte mi vuol bene" [Johnny Liddell 3] (Slay Ride, 1950) di Frank Kane [5 agosto 1962] - Lire 150.
Lutto in famiglia (Giallo Mondadori 737) - "Lutto in famiglia" (My Brother’s Killer, 1961) di D.M. Devine [17 marzo 1963] Traduzione di Giovanni Negro.
La febbre del dollaro (Giallo Mondadori 791) - "La febbre del dollaro" (The Man who would Do Anything, 1963) di Ivan T. Ross [29 marzo 1964] Traduzione di Ugo Carrega - 176 pagine, Lire 200.
L’arma terribile (Giallo Mondadori 617) - "L’arma terribile" (The Line-Up, 1959) di Frank Kane [27 novembre 1960] Traduzione di Rossana De Michele - 139 pagine, Lire 150.
Mio figlio l’assassino (Capolavori dei Gialli 289) - "Mio figlio, l’assassino" (My Son, the Murderer, 1954) di Patrick Quentin - 144 pagine, Lire 200.
Segugio in vacanza (Giallo Mondadori 749) - "Segugio in vacanza" (The Reluctant Sleuth, 1961) di Frances Crane [9 giugno 1963] Traduzione di Luciana Agnoli Zucchini - 158 pagine, Lire 200.
Safari per una Lolita (Giallo Mondadori 980) - "Safari per una Lolita" ( The Last Score, 1964) Ellery Queen []Traduzione di Sem Schlumper - 141 pagine, Lire 250.
Reazione a catena (Giallo Mondadori 920) - "Reazione a catena" (Rebound, 1961) di James Mayo [18 settembre 1966] Traduzione di Milly Graffi - 164 pagine, Lire 200.
La vita è breve (Giallo Mondadori 585) - "La vita è breve" (Some Slips don't Show, 1957) di A.A. Fair [17 aprile 1960] Traduzione di Ida Omboni - 117 pagine, Lire 150