Prima di darlo via, schedo questo volume della storica collana “Grandi Tascabili Economici” (Newton Compton).
La scheda di Uruk:
292. Alla scoperta della tomba di Tutankhamun [SERIE ORO] (Howard Carter and the Discovery of the Tomb of Tutankhamun, 1991), di Harry Victor Frederick Winstone [26 ottobre 1994] Traduzione di Pietro Negri
Presentazione della collana:
Un modo nuovo di intendere i tascabili. Volumi eleganti, curati nel contenuto e nella veste tipografica, di grande formato ma al prezzo più economico. Una collana per offrire al pubblico più vasto i grandi libri che non tramontano.
La trama:
Egitto 1922: Howard Carter realizza la più grande scoperta di tutta la storia dell’archeologia egiziana, la tomba di Tutankhamun. La straordinaria impresa viene ricostruita in queste pagine con dovizia di particolari da Winstone, che si è avvalso del prezioso materiale contenuto nell’archivio Carter all’istituto Griffith. L’avventurosa ricerca di Carter delle tombe non profanate nella Valle dei Re in Egitto ebbe inizio nel 1907 e quando, quindici anni dopo, fu,coronata dal ritrovamento del meraviglioso tesoro e dalla scoperta del suo straordinario significato storico. Carter divenne un vero e proprio eroe.
Questa biografia di Howard Carter, la prima che sia mai stata scritta, è la storia appassionante della pili straordinaria caccia al tesoro che il nostro secolo abbia mai conosciuto.
L’autore:
H.V.F. Winstone ha scritto numerose biografie di viaggiatori ed esploratori occidentali. Nato a Londra nel 1917. ha studiato scienze alla London University prima di diventare giornalista nel 1947. Si occupa di politica e di esplorazioni e collabora con riviste, quotidiani e trasmissioni radiofoniche.
Prefazione all’edizione italiana:
Immagino che il destino della maggior parte dei biografi sia quello di imbattersi in qualche dato nuovo e utile proprio quando il loro libro va in stampa.
La stessa cosa è capitata con Carter.
Mi ero appena accomiatato dal mio manoscritto, che il mio amico dottor Nicholas Reeves, a quel tempo addetto al settore dell’Egitto presso il British Museum, si fece avanti con una lettera che aveva scoperto nell’archivio del Griffith Institute a Oxford e che getta una luce rivelatrice sulla disposizione d’animo che il mio personaggio mantenne nel corso degli anni nei suoi rapporti con i compagni archeologi.
La lettera, in data 2 febbraio 1891, era stata scritta da Francis Llewellyn Griffith a John E. Newberry, fratello del professor Percy E. Newberry, coloro cioè che si erano assunti la responsabilità di raccomandare Carter al suo primo mecenate, Lord Amherst, e di farlo assumere inizialmente in Egitto. Essa diceva:
(…). Se per caso incontri un colorista (l’occhio per il colore deve essere il requisito principale oltre alla conoscenza del disegno), al quale piacesse fare un viaggetto [in Egitto] tutto spesato, ma niente altro, ti sarei molto grato se tu gli chiedessi di presentarsi… A me sembra che il costo sia un fattore importante, a prescindere che l’artista sia o non sia un gentiluomo. Tuo fratello può fare amicizia con Fraser [un altro assistente artistico in Egitto], non fa niente che l’artista lo trovi di una noia mortale. È molto probabile che un gentiluomo, a meno che non abbia un temperamento parsimonioso, si impelaghi in spese straordinarie, mentre se si facesse partire un plebeo, P.E. N[ewberry] potrebbe prenderlo sotto le sue ali e amministrare tutto il suo mantenimento ecc. in qualità di suo datore di lavoro. In tal modo si potrebbero risparmiare 2 o 3 scellini al giorno…
Sono obbligato nei confronti di Mr Anthony Leadbetter, il quale mi ha fornito un’altra informazione supplementare, di cui il lettore dovrebbe tener conto nel valutare il comportamento di Lady Carnarvon nel finanziare la spedizione Tutankhamun, nel sostenere le spese per le operazioni di sgombro del sepolcro dopo la morte del marito e nel vendere al Metropolitan Museum di New York alcuni dei suoi acquisti più belli. Come espongo nel corso della mia narrazione, il matrimonio di Almina con il quinto conte di Carnarvon avvenuto nel 1895 fu combinato dal padre naturale, il barone Alfred de Rothschild, per garantire una posizione sociale molto ambita alla sua unica figlia. La dote di 250.000 sterline, una somma enorme per quell’epoca, fu accresciuta nel corso degli anni e sperperata in larga misura dal marito e dalla moglie. Essa tuttavia garantì la prosecuzione dell’attività di Carnarvon in Egitto e del suo appoggio a Carter, nonché l’acquisto di tante belle cose su esortazione dello stesso Carter. Il barone de Rothschild, quando morì nel 1918, lasciò alla figlia le sue case di Londra a Seamore Place e in Bruton Street (la prima, da sola, era valutata a 500.000 sterline), la sua preziosa collezione d’arte e le sue ricchezze private. Eppure Almina doveva morire nell’indigenza, in una casetta di provincia, sottoposta a sequestro cautelativo dai figli per metterla al sicuro dalla sua naturale tendenza a comportarsi, a detta del curatore fallimentare designato d’ufficio, «da fata benefica nei confronti di tutti senza eccezione».
Con l’aggiunta di quell’informazione di fondo e di alcune rettifiche apportate all’edizione originale inglese, sono lieto di come il libro si presenta e del fatto che stia per uscire in una edizione in italiano.
luglio 1992
H.V.F. Winstone
Dall’Introduzione:
Ho iniziato le mie ricerche sulla vita di Howard Carter nel 1986. Quando accennavo alla massima impresa da lui compiuta, cioè alla scoperta della tomba di Tutankhamun, gli occhi di chi mi ascoltava si illuminavano e immediatamente la sua mente andava agli splendidi tesori oggi svelati dalle mostre internazionali itineranti del 1972-73, organizzate in occasione del cinquantenario di quell’avvenimento. Ma che c’entrava Howard Carter?
Nella maggior parte delle enciclopedie è incluso, a dir tanto, in coda al lemma dedicato al suo mecenate e collaboratore, il quinto conte di Carnarvon. Una persona soltanto, tra le tante che avvicinai, mi diede la speranza che Carter non fosse stato gettato in quel pozzo d’oblio in cui i più importanti figli d’Inghilterra vengono di solito relegati a favore degli eroi da leggenda popolare. Una giovane donna, che era venuta a conoscenza dei miei progetti, domandò senza tanti complimenti: «Che cosa mai ci può dire che noi ancora non conosciamo?».
Fin dall’inizio sapevo che mi stavo occupando di un uomo che gli inglesi hanno deciso di lasciare assolutamente da parte, un uomo maldestro il quale, per citare le parole di un altro autore che cercò di farlo rivivere, «ha pestato i piedi a molta gente»; un uomo fino alla fine trascurato da compatrioti i quali, nella loro «gretta meschinità» l, non gli hanno dato, in cambio della più strepitosa scoperta di tutti i tempi, neanche un modesto riconoscimento del ruolo da lui svolto nella storia dell’impero britannico. Quando entrai in scena io non esisteva una sua biografia. Soltanto alcuni necrologi scritti cinquant’anni prima e un resoconto critico della disposizione del contenuto della tomba a cura di uno scrittore americano e funzionario di museo, il quale aveva ottenuto il privilegio di accedere a certi documenti conservati nel Metropolitan Museum of Art di New York, hanno fornito qualcosa che potrebbe costituire un punto di partenza per l’aspirante biografo. Tuttavia, appena completata la ricerca di base per il libro, e una volta che ebbi cominciato a mettere nero su bianco le mie scoperte, mi accorsi di un subitaneo e imprevisto interesse per Carter, che si polarizzava sull’imminente settantesimo anniversario della scoperta della tomba, avvenuta nel novembre del 1922. Le reti radiotelevisive cominciarono a rivolgere domande che indicavano che anch’esse stavano preparandosi a colmare un vuoto di tre quarti di secolo con la produzione di servizi speciali di vario genere. Adesso sono in grado di presentare la prima relazione sulla vita di Howard Carter.
L’incipit:
CAPITOLO PRIMO
Nasce un traccagnotto a Norfolk
Il telegramma in codice che Howard Carter inviò dall’Egitto il 6 novembre 1922 al suo ricco mecenate, il quinto conte di Carnarvon, fu il preludio di una serie di rivelazioni che avrebbero modificato la visione del passato dell’umanità e il suo modo di comportarsi nel presente. Eccone il testo decifrato:
FINALMENTE ABBIAMO FATTO MERAVIGLIOSA SCOPERTA NELLA VALLE STOP MAGNIFICA TOMBA CON SIGILLI INTATTI STOP COPERTA DI NUOVO ATTESA VOSTRO ARRIVO STOP CONGRATULAZIONI FINE COMUNICAZIONE.
La dichiarazione pubblica, effettuata di lì a tre settimane dall’arrivo del messaggio di Carter a Highclere Castle, la tenuta avita dei Carnarvon, fece balenare agli occhi del mondo la prima allettante visione di un giovane sovrano che governò l’Egitto per breve tempo nel XIV secolo a.C. Dieci anni di diligente lavoro di sgombro delle tombe, di infiammate polemiche e di propaganda senza precedenti avrebbero impresso nella mente di generazioni di uomini e donne lo spettacolo accattivante del re fanciullo Tutankhamun splendidamente abbigliato, sepolto in mezzo a impensabili prodigi d’arte e d’artigianato, lavorati in oro, alabastro e legno, quali l’occhio umano non aveva mai visto prima d’allora. Da cento anni ci si limitava a prendere in considerazione resti polverosi, torsi di pietra decapitati e teste mozzate buttate nella sabbia; ora tutto questo aveva ceduto il passo alla nuova e amabile visione di un viaggio regale nell’eternità. Era il materiale di cui sono fatti i sogni di un direttore di giornale e nel giro di qualche giorno dall’annuncio la stampa di tutto il mondo calò in Egitto come un nugolo di cavallette d’antica memoria. Nella lingua inglese fu introdotto un nuovo termine, «Tutmania». Il mondo della moda, dei viaggi, dell’architettura, la progettazione delle automobili e dei prodotti casalinghi seguì uno stile che aveva agilmente scavalcato tremilacinquecento anni. «Le meraviglie del sepolcro d’oro», «Una vera e propria vittoria», «Le meraviglie del Nilo», annunciavano i titoli dei giornali in tutte le lingue.
«Parigi interpreta l’enigma della Sfinge», titolava una rivista di moda. «L’ultimo grido in fatto di linea attillata sui fianchi e sulla schiena viene dall’Egitto», diceva confusamente un’altra. Nelle vetrine di Oxford Street era esposta la «camicetta di Tutankhamun». Diventarono di moda edifici pubblici e facciate di stile egiziano. Lady Elizabeth Bowes-Lyon, duchessa di York sposata di fresco, partendo per la luna di miele aveva messo in valigia un abito «egiziano». Le borse da signora erano adornate con l’effigie mascherata del re fanciullo. Alle caramelle Mackintosh fu fatta pubblicità con versi d’attualità, anche se di cattivo gusto:
Quando il sepolcro di Tutankhamun fu trovato
insieme a Tut venne dissotterrato
un barattolo di de Luxe mummificato.
L’Indice:
Prefazione all’edizione italiana
Introduzione
Capitolo primo: Nasce un traccagnotto a Norfolk
Capitolo secondo: «Il mio grande desiderio»
Capitolo terzo: «La terra promessa»
Capitolo quarto: «Didlington risale il Nilo»
Capitolo quinto: Archeologi e vandali
Capitolo sesto: Sulla soglia di una «grande scoperta»
Capitolo settimo: Un «autentico ex studente di Eton» a Tebe
Capitolo ottavo: Messaggero del Re
Capitolo nono: «La tomba dell’uccello»
Capitolo decimo: «Sì, sono cose meravigliose»
Capitolo undicesimo: Morte di un perfetto «milord» inglese
Capitolo dodicesimo: «La manomissione delle serrature»
Capitolo tredicesimo: La versione di Mace
Capitolo quattordicesimo: L’esperienza americana
Capitolo quindicesimo: «L’immagine vivente di Aminone»
Capitolo sedicesimo: «Una forza mistica»
Capitolo diciassettesimo: I vivi e i morti
Capitolo diciottesimo: I risultati
Bibliografia
Indice dei nomi
L.
– Ultimi saggi Newton Compton:
Il segreto delle grandi piramidi (Newton 1994) - "Il segreto delle grandi piramidi" (Le secret des bâtisseurs des grandes pyramides, 1977), di Georges Goyon [26 ottobre 1994] Traduzione e adattamento di Sergio Bosticco - 154 pagine, Lire 4.900.
Alla scoperta della tomba di Tutankhamun (Newton 1994) - "Alla scoperta della tomba di Tutankhamun" (Howard Carter and the Discovery of the Tomb of Tutankhamun, 1991), di H.V.F. Winstone [26 ottobre 1994] Traduzione di Pietro Negri - 336 pagine, Lire 4.900.
La fine di Atlantide (Newton 1994) - "La fine di Atlantide" (The End of Atlantis. New Light on an Old Legend, 1969), di John V. Luce [26 ottobre 1994] Traduzione di Celso Balducci - 176 pagine, Lire 4.900.
Gli Ittiti (Newton 1997) - "Gli Ittiti. Un impero sugli altipiani" (The Hittites and their Contemporaries in Asia Minor, 1975) di James G. Macqueen [24 settembre 1997] Traduzione di Beatrice Oddo - 176 pagine, Lire 5.900.
L’antica Mesopotamia (Newton 1997) - "L’antica Mesopotamia. Ritratto di una civiltà scomparsa" (Ancient Mesopotamia. Portrait of a Dead Civilization, 1964) di A. Leo Oppenheim [24 settembre 1997] Traduzione di Lucio Milano - 352 pagine, Lire 5.900.
L’impero persiano (Newton 1997) - "L’impero persiano" (History of the Persian Empire, 1948) di A.T. Olmstead [24 settembre 1997] Traduzione di Giorgio Milanetti - 400 pagine, € 4,00.
Einstein: pensieri, idee, opinioni (Newton 1996) - "Pensieri, idee, opinioni" (Out of My Later Years, 1956, 1984) di Albert Einstein [7 agosto 1996] Traduzione di Lucio Angelini - 240 pagine, Lire 4.900.
La teoria della relatività di Einstein (Newton 1997) - "La teoria della relatività di Einstein. Considerazioni gnoseologiche" (Zur Einsteinschen Relativitätstheorie. Erkenntnistheoretische Betrachtungen, 1921) di Ernst Cassirer [24 settembre 1997] Traduzione di Giulio Raio - 176 pagine, Lire 4.900.
La via dello Swat (Newton 1996) - "La via dello Swat" (1963) di Giuseppe Tucci [25 settembre 1996]
- Fotografie di Francesca Bonardi - 110 pagine, Lire 5.900.L’archeologia dell’Egitto antico (Newton 1996) - "L’archeologia dell’Egitto antico" (The Archaeology of Ancient Egypt, 1972) di T.G.H. James [27 marzo 1996] Traduzione di Celso Balducci - 160 pagine, Lire 4.900.