Oggi la 20th Century Fox porta nelle sale italiane il film Red Sparrow (2018) di Francis Lawrence, con il quale l’attrice Jennifer Lawrence passa dalla lunga serie di Hunger Games ad una auspicabile nuova serie di film (dipende da come andrà il primo).
Mi sembra l’occasione giusta per fare chiarezza sul romanzo da cui è tratto questo film, visto che malgrado sia un’opera attuale già l’editoria italiana ha fatto sufficiente confusione.

Il film, come dicevo, è tratto dal romanzo omonimo dell’esperto di comunicazione Jason Matthews per l’occasione diventato scrittore: questo 2018, forte della notizia della pseudo-grande produzione Fox, Matthews già ha sfornato il terzo titolo con lo stesso personaggio, ed è facile supporre ne scriverà altri.
In Italia questo primo romanzo arriva subito nel 2004 per BookMe, piccola casa editrice che lascia poi il posto alla DeA Planeta Libri che nel febbraio 2018 riporta il libro sugli scaffali: la traduzione è la stessa – anche se rimaneggiata! – ma il titolo no.

Ecco le schede delle due edizioni del primo romanzo, e dell’unica edizione del secondo romanzo del ciclo.

La scheda di Uruk:

Nome in codice: DIVA [Dominika Egorova 1] (Red Sparrow, 2013) di Jason Matthews [BookMe, giugno 2014] Traduzione di Luca Fusari

La trama:

Nella Russia di Putin, Dominika Egorova è un agente speciale dei servizi segreti, addestrata come seduttrice. La sua missione è delicata e pericolosissima: agganciare con una honey trap Nathaniel Nash, agente della CIA, e scoprire l’identità della talpa insediata ai vertici, che da quattordici anni passa informazioni sensibili agli americani facendo saltare la copertura degli infiltrati russi in America. Ma nel mondo dell’intelligence tutto è labile e opaco, soprattutto se l’incognita dell’attrazione arriva a confondere ulteriormente le carte. Dominika inizia così una doppia vita e un doppio gioco, in cui si mescolano la spirale di sospetti, il desiderio di vendetta, la disillusione, la dissimulazione.

L’incipit:

A dodici ore dall’inizio della ricognizione, Nathaniel Nash si sentiva intorpidito dalla vita in giù. Allungava passi legnosi sui ciottoli di una via secondaria della città di Mosca. Era buio da un pezzo e lui era ancora alle prese con il percorso di ricognizione studiato per solleticare i suoi controllori, stuzzicarli, provocarli quel po’ che bastava per farli uscire allo scoperto. E invece niente, non c’erano unità che lo seguivano sciamando, zigzagando, setacciando la pista; nessuna reazione alle sue mosse. Possibile che l’avessero già perso? Oppure si stava facendo fregare da una squadra allargata? Per uno abituato a stare nel Gioco, credersi pulito era peggio che scoprirsi pieno di zecche.
Inizio settembre, ma tra la prima e la terza ora della ricognizione era caduta la neve, una copertura in più alla sua fuga dall’auto. Nella tarda mattinata Nate si era lanciato da una Lada Combi; al volante c’era Leavitt della Stazione che, mentre lui calcolava lo scarto, senza proferire parola aveva alzato tre dita in prossimità della curva di una strada secondaria in una zona industriale e aveva dato un colpetto sul braccio di Nate. Nei tre secondi successivi i sorveglianti dell’FSB, il Servizio di Sicurezza Federale, li avevano persi di vista. Erano sfrecciati davanti a Nate, nascosto dietro un mucchio di neve mentre Leavitt se li portava altrove. Aveva lasciato sulla macchina di Leavitt il cellulare di copertura attivo, quello del Dipartimento Commerciale dell’Ambasciata: i signori dell’FSB erano liberissimi di seguirne le tracce per almeno tre ore ancora tra un ripetitore moscovita e l’altro. Nate aveva sbattuto il ginocchio sull’asfalto; nelle prime ore gli si era irrigidito, adesso non lo sentiva più. Al calare del buio si era incamminato, insinuato, arrampicato e affrettato per le strade di mezza Mosca senza rilevare alcun tipo di sorveglianza. A occhio e croce era fuori pericolo.


La scheda di Uruk:

Red Sparrow [Dominika Egorova 1] (Red Sparrow, 2013) di Jason Matthews [DeA Planeta Libri, febbraio 2018] Traduzione di Luca Fusari

La trama:

Bella, intelligente, intuitiva, votata alla disciplina più ferrea e imbevuta di ideali patriottici. Nella Mosca di oggi, dove nessuno fa più finta di credere che la Guerra fredda sia finita davvero, Dominika Egorova sembra nata per fare la spia. Se non fosse per il carattere impetuoso, che non sempre le riesce di dominare. Quando il padre muore senza preavviso e un brutto incidente la costringe a lasciare l’accademia di danza, Dominika si ritrova invischiata in un gioco la cui portata non sospetta neppure. Lo zio, potente vicedirettore dell’SVR, vede in lei la candidata ideale a diventare una “sparrow”, un’agente segreta specializzata in sofisticate tecniche di seduzione e manipolazione dell’avversario. Ciò che Dominika non può immaginare è la vertiginosa spirale di inganni, violenza, doppio gioco e passione nella quale si ritroverà suo malgrado a sprofondare. E il travolgente passo a due che la vedrà schierata ora contro, ora al fianco di Nate Nash, agente CIA dal carattere schivo ma determinato.
Eccitante, adrenalinico, splendidamente congegnato, Red Sparrow alza il velo sul pericoloso mondo delle spie del nuovo millennio. A lungo ai primi posti della classifica del New York Times, acclamato da critica e lettori sulle due sponde dell’Atlantico, Red Sparrow è una delle spy novel più lette e amate degli ultimi anni grazie al talento e all’esperienza sul campo di un autore con alle spalle oltre trent’anni di servizio nella CIA.

L’incipit:

A dodici ore dall’inizio della ricognizione, Nathaniel Nash si sentiva intorpidito dalla vita in giù. Allungava passi legnosi sui ciottoli di una via secondaria di Mosca. Era buio da un pezzo e Nate era ancora alle prese con il percorso studiato per solleticare i suoi controllori, stuzzicarli, provocarli quel po’ che bastava per farli uscire allo scoperto. E invece niente, non c’erano unità che lo seguivano sciamando, zigzagando, setacciando la pista; nessuna reazione alle sue mosse. Possibile che l’avessero già perso? Oppure si stava facendo fregare da una squadra allargata? Per uno abituato a stare nel Gioco, credersi pulito era peggio che scoprirsi pieno di zecche.
Era l’inizio di settembre, eppure tra la prima e la terza ora della ricognizione era caduta una spruzzata di neve che aveva aiutato a coprire la sua fuga. Nella tarda mattinata Nate si era lanciato da una Lada Combi in corsa; al volante c’era Leavitt della Stazione che, mentre Nate calcolava lo scarto, senza proferire parola aveva alzato tre dita in prossimità di una curva, in una zona industriale, e gli aveva dato un colpetto sul braccio. Per i tre secondi successivi i sorveglianti dell’FSB, il Servizio di sicurezza federale, li avevano persi di vista. Erano sfrecciati davanti a Nate, nascosto dietro un mucchio di neve, mentre Leavitt se li portava altrove. Il cellulare di copertura, quello del Dipartimento commerciale dell’ambasciata, era rimasto sulla macchina: i signori dell’FSB erano liberissimi di seguirne le tracce per almeno tre ore ancora, fra un ripetitore moscovita e l’altro. Nate aveva sbattuto il ginocchio sull’asfalto; all’inizio gli si era irrigidito, adesso non lo sentiva più. Al calare del buio si era incamminato a passo svelto, sgusciando per le strade di mezza Mosca senza rilevare alcun tipo di sorveglianza: era fuori pericolo.


La scheda di Uruk:

Il palazzo degli inganni [Dominika Egorova 2] (Palace of Treason, 2015) di Jason Matthews [BookMe, settembre 2016] Traduzione di Luca Fusari e Sara Prencipe

La trama:

Il capitano Dominika Egorova dell’intelligence russa è da poco rientrata a Mosca, dove è ancora Guerra Fredda. L’SVR – il nuovo volto del KGB – e la CIA si fronteggiano in un nuovo, inquietante scenario politico: alle spalle della Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica, Putin trama per consentire all’Iran di creare ordigni nucleari. Quello che il presidente russo non sa è che nell’SVR c’è una talpa. E la gola profonda è proprio lei, Dominika Egorova, che sogna una Russia diversa, libera da oligarchi corrotti e affaristi senza scrupoli. A complicare ulteriormente la missione impossibile di Dominika, ci sono i sentimenti che prova nei confronti di Nathaniel Nash, il suo interlocutore e punto di riferimento all’interno della CIA. Quando il castello di menzogne e coperture dietro cui si nasconde inizia a vacillare, Dominika sa bene che a essere in gioco è la sua stessa vita e che per salvarsi è necessario condurre una partita ancora più estrema. Addestrata presso la terribile Scuola delle Rondini, si guadagnerà il favore di Putin – affrontato nel corso di un inquietante vis-à-vis notturno – e dovrà guardarsi da Zjuganov, lo psicopatico a capo della Linea KR, il controspionaggio russo. Tutto è labile e opaco, ognuno è sacrificabile sull’altare dell’Obiettivo. Dietro la facciata della Storia si consumano le torbide vicende dello spionaggio: una ragnatela di trappole e intrighi in cui il tenente Egorova corre il rischio di rimanere fatalmente invischiata. Per settimane in testa alle classifiche del New York Times, Il palazzo degli inganni è il nuovo, imperdibile thriller dell’ex agente CIA già autore dell’acclamato Nome in codice: Diva (BookMe, 2014).

L’incipit:

Il capitano dell’SVR Dominika Egorova tirò giù l’orlo del vestitino nero mentre si faceva largo tra la folla nella luce rossa dei neon, scontrandosi con il caos di boulevard de Clichy, nel quartiere parigino di Pigalle. Le scarpe nere ticchettavano sul marciapiede. Alzò lo sguardo per non perdere di vista la chioma grigia della lepre che stava seguendo: sorveglianza in solitaria su bersaglio mobile, uno dei compiti più difficili dell’attività sul campo. Dominika non gli stava addosso ma procedeva parallela a lui sull’isola spartitraffico al centro del viale o si mimetizzava mescolandosi alla folla del tardo pomeriggio.
L’uomo si fermò a comprare uno spiedino di kebab bruciacchiato – di solito era maiale, in quel quartiere cristiano – da un ambulante che ravvivava un piccolo braciere con un pezzo di cartone ripiegato, spedendo qualche scintilla in direzione della gente che passava e avvolgendo l’angolo di strada in nuvole profumate di coriandolo e chili. Dominika si celò dietro a un palo della luce; era improbabile che la lepre si fosse fermata a un chiosco per controllare di non essere seguita – negli ultimi tre giorni non sembrava essersi accorta di nulla – ma voleva comunque evitare che la notasse. Un mucchio di altre creature della strada l’aveva osservata passare tra la gente: gambe da ballerina, portamento regale, occhi di un azzurro accecante. Avevano studiato il suo odore e fiutato la sua forza, o la sua debolezza.
Con due rapide occhiate Dominika esaminò la confusione di volti ma non sentì il formicolio alla nuca che era segno di guai in arrivo. La lepre, un persiano, finì di strappare a morsi le strisce di carne e gettò lo spiedino sul marciapiede. Lo sciita non sembrava a disagio a mangiare carne di maiale, né, peraltro, a frequentare puttane. Riprese a camminare, e Dominika tenne il passo.

L.

– Ultimi post simili: