Continuano i festeggiamenti di Halloween, ripescando dagli Archivi Etruschi questo vecchio numero della storica collana “I Racconti di Dracula” della romana Edizioni Antonio Farolfi.
L’illustrazione di copertina è firmata da Mario Caria.
La scheda di Uruk:
103. Il demonio nel ventre (The Door of Satan), di Dan Britt [1° gennaio 1977] Traduzione di Renato Carocci
La trama:
L’Inghilterra di oggi è la culla dei Coven i cui adepti si fanno chiamare figli di Satana, o del Male. Il culto delle forze oscure del Male è ancora vivo, forse più che nel passato. E Kitty, una bruna, volutamente vergine a diciott’anni, viene avvicinata dal Maestro del Coven di Satana. È stata prescelta per diventare la madre del figlio del Coven… Il suo corpo viene posseduto dai ventisette appartenenti al Coven, più uno. E quell’uno regola la sua vita…
L’incipit:
— Eh, no, hai capito male, Jack! Se credi che ho mantenuto la mia verginità fino ai diciott’anni per poi regalarla a te, sei proprio fuori strada!
— Ma Kitty… Io non ti capisco. Ci amiamo, no?
— Lascia perdere. Se vuoi continuare come prima, bene, altrimenti vestiti e vattene.
Chi parlava così era una brunetta dalla pelle quasi ambrata e dagli immensi occhi viola, di un colore così cupo da confondersi spesso con il nero della pupilla. Era nuda sul letto, e nudo era Jack, disteso su di lei, inutilmente aggrappato con ambo le mani ai seni turgidi della ragazza.
— Kitty… Ti sposerò, perché fai la difficile?
— Mi sposerai? — La ragazza si mise a ridere sguaiatamente. — Ma mi credi proprio stupida? Sposare un impiegato di banca! E, secondo te, io avrei fatto tanto per evitare di essere violentata, stuprata pur vivendo in un ambiente come quello di Soho, solo per aver l’onore di diventare la moglie di un impiegato di banca? No, mio caro, ti sei fatto delle illusioni perlomeno assurde. Io voglio il potere della ricchezza, voglio trovare quel pazzo che mi sposerà mettendo ai miei piedi il suo patrimonio e il suo nome… Perché, vedi, trovare una bella ragazza vergine, ormai, è diventato quasi impossibile… A dodici anni, forse, ma a diciotto! — Rise nuovamente, mentre Jack, ancora tutto preso dalla sua eccitazione, non voleva credere a quel veto e tentava, subdolamente, di scivolare in lei.
— La ragazza dette un violento colpo di reni, poi sgusciò come un’anguilla sotto il giovane, liberandosi anche della stretta delle sue mani che avevano lasciato segni rossastri sulla pelle.
— Vattene! — sibilò la giovane indicandogli la porta. — Vattene, e non farti più vedere. Mai più, intesi?
Gli gettò in faccia i calzoni, poi andò a rinchiudersi in bagno. Non rispose quando Jack bussò ripetutamente, implorandola di uscire. Solo parecchio tempo dopo, sentendo l’uscio d’ingresso che si chiudeva alle sue spalle del suo focoso ammiratore, Kitty uscì dalla stanza da bagno con un sorriso compiaciuto sulle labbra.
Furibondo e ancora infocato, Jack entrò nel primo pub e ordinò una birra. Qualcuno gli posò una mano sulle spalle.
— Non ci vuol stare, vero? — chiese sommessamente una voce a lui sconosciuta.
Jack si voltò a guardare l’ometto che gli aveva rivolto la parola. Doveva avere più di cinquantanni ed era minuto, con il volto coperto di rughe accentuate da un eterno sorriso. Ma pareva che i suoi piccoli occhi scuri fossero molto seri, in contrasto con il resto del volto. E quegli occhi stavano leggendo nel pensiero di Jack.
— Non ci sta, no. Vuole mantenersi vergine, ai giorni nostri, per chissà quale principe azzurro! Ridicolo! Mi ha preso in giro per due mesi, facendo di tutto, con me, fuorché quella cosa. E mi ha sbattuto fuori perché ci ho provato!
— Già, ai giorni nostri è quasi impossibile trovare una bella ragazza ancora vergine — ammise l’ometto.
— Ma per chi si vuol mantenere così? Solo un’idiota va a chiedere ad una ragazza se è ancora casta! Non ci si pensa nemmeno, ad una simile possibilità.
— È molto giusto. Ma io, al tuo posto, la dimenticherei, almeno per ora…
— Non ho alcuna intenzione di rivederla, ve l’assicuro! Per la miseria, ci sono almeno diecimila belle ragazze, qui a Londra, disposte a dirvi di sì. Che se ne vada al diavolo, o all’inferno!
— Già, già. Proprio così, giovanotto, proprio così — ghignò il piccolo uomo e si allontanò voltando le spalle al giovane.
Jack lo seguì con lo sguardo fino a vederlo sparire fuori dal pub. Stranamente, provò un senso di gelo, come se uno avesse messo in moto un condizionatore raffreddando rapidamente l’ambiente.
— Chi è? — chiese poi Jack rivolgendosi al barman.
— Chi è chi? — chiese l’altro a sua volta.
— Quell’ometto che stava parlando con me e che è appena uscito…
Il barista guardò il giovane per qualche istante, poi si strinse nelle spalle.
L.
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