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Prima di darlo via, schedo questo vecchio numero della collana quattordicinale “I Capolavori dei Gialli Mondadori” diretta da Alberto Tedeschi.

L’illustrazione di copertina è firmata da Mario D’Antona.

La scheda di Uruk:

80. Il dramma di corte rossa (The Red House Mystery, 1922) di A.A. Milne [13 novembre 1957] Nuova traduzione di Vittoria Comucci
– Inoltre contiene anche:
[I problemi polizieschi] 74 Giù dal dirupo, di Franco Enna
– Inoltre contiene il racconto:
Impossibile (Murder Story, da “Detective Fiction Weekly”, 11 settembre 1937), di William Irish (Cornell Woolrich)

La trama:

Assente nel volume.

La mappa:

L’incipit:

I – Audrey Stevens si spaventa

Nel caldo afoso del pomeriggio estivo, la Casa Rossa sonnecchiava. C’era un pigro ronzio d’api, sulle aiuole, un dolce tubar di piccioni sulla cima degli olmi. Dai campi lontani veniva il rumore d’una falciatrice, il più dolce fra tutti, in campagna, quello che rende più piacevole l’ozio, gustato mentre altri lavorano.
Era l’ora in cui anche gli addetti al servizio del prossimo dispongono d’un poco di tempo. Nella stanzetta della governante, Audrey Stevens, la graziosa cameriera della casa, metteva una nuova guarnizione al suo miglior cappellino, chiacchierando con sua zia, cuoca e governante di Mark Ablett, il proprietario della Casa Rossa.
– Lo fai per Joe? – domandò placidamente la zia, sbirciando il cappello.
Audrey annuì. – Il rosa gli piace.
– Piace anche a me – replicò la zia.
– Ma non a tutti sta bene – precisò Audrey, allontanando il cappellino per giudicare l’effetto. – E’ elegante, non ti pare?
– Oh, ti starà benissimo, come sarebbe stato bene a me alla tua età. Ora non potrei metterlo, anche se non porto male i miei anni. Non m’è mai piaciuto fingere. Se gli anni sono cinquantacinque, dico che sono cinquantacinque, ecco che cosa dico.
– Non sono cinquantotto, zia?
– Era solo un esempio – spiegò la signora Stevens con dignità.
Audrey infilò un ago, stese la mano e si osservò per un attimo le unghie con aria critica, poi cominciò a cucire.
– Curiosa la faccenda del fratello del signor Mark – osservò. – Non si vedono da quindici anni, pensa un po’ Come farei, io, a stare quindici anni senza vedere Joe?
– Come t’ho detto stamattina, io sono qui da cinque anni, e non ho mai sentito parlare d’un fratello – commentò la zia. Potrei giurarlo, anche se dovessi morire domani. Da quando son qui, di fratelli non ne ho mai visti.

L.

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