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Prima di darlo via, schedo questo vecchio numero di “Segretissimo” (Mondadori) dell’èra di Laura Grimaldi.

L’illustrazione di copertina è firmata dal consueto Carlo Jacono.

La scheda di Uruk:

1030. Quando sarai alla Casa Bianca (Quand tu seras à la Maison-Blanche, 1983) di Serge Jacquemard [20 ottobre 1985] Traduzione di Maria Pia Ferrari
Inoltre contiene il saggio: [Top Secret] I vizi dei servizi, di Giuseppe De Lutiis

La trama:

Johnny Dahl, aitante agente della CIA che si sforza di usare più il cervello che la pistola. June Axler, una donna cinica, che si crede furba e in realtà lo è poco. Un paio di gangster professionisti, un paio di agenti pronti a morire per la “causa” e, dietro le quinte, un uomo diverso da tutti gli altri, prestigioso e nobile, candidato alla Casa Bianca, che un dossier compromettente potrebbe far finire nel fango. Attorno a questi personaggi, laggiù dalle parti di Pearl Harbor, dove la guerra è finita ma i vecchi rancori no. Serge Jacquemard intesse una storia scalpitante, che fila avanti come un diretto, irresistibile e angosciosa, capace di comunicare al lettore uno strano senso di eccitazione.

L’incipit:

Johnny Dahl si svegliò alle nove di mattina. Socchiuse prima l’occhio sinistro, poi il destro, per scongiurare la mala sorte che poteva essere in agguato ad aspettarlo durante la giornata, poi staccò la cornetta e ordinò al servizio dell’albergo un’abbondante colazione.
Dopo qualche minuto appoggiò un piede sul pavimento. Il sinistro. Poi appoggiò il destro. Sempre per scongiurare la mala sorte. Era una mania che aveva acquisito durante la sua lunga carriera. Come tutte le spie, Johnny Dahl era superstizioso. Il trucchetto con le sigarette, ad esempio: accenderle sempre dalla parte su cui era impressa la marca. Al contrario di come faceva la gente comune. Johnny non derogò dalla regola neppure quella mattina. Erano gesti familiari, rassicuranti, in un universo che non lo era affatto.
In pigiama, aspettò l’arrivo della colazione. Presto, arrivò un cameriere in giacca candida, con un grande vassoio d’ argento carico d’ogni ben di Dio, e Johnny Dahl cominciò il suo pasto mattutino attaccando il grande piatto ovale sul quale erano disposti i frutti tropicali: papaya, sapotilla, mango e ananas. Poi passò alle uova fritte con contorno di salsicce portoghesi, al succo d’arancia, ai toast imburrati e al caffè. Finito di mangiare, fumò lentamente un’altra sigaretta, assaporando ogni boccata.
Poco dopo, si trasferì nel bagno per radersi e farsi una doccia calda, e alla fine scelse un paio di pantaloni leggeri e una camiciola sportiva. Quando si fu vestito, esitò. La Colt 32 riposava sul fondo della valigia, sotto la pila di slip. La prudenza gli avrebbe imposto di portarla con sé, ma Johnny scosse la testa. In fondo, che cosa aveva da temere da parte di Frankie «Pro»? Per giunta, le guardie del corpo di Frankie sarebbero rimaste a dir poco irritate nel trovargli addosso un’arma: e l’incontro fra lui e Frankie, in teoria, avrebbe dovuto svolgersi su un piano puramente amichevole.

L.

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