Parker: Luna nuova, buio pesto (Giallo Mondadori 1366)

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Ultima avventura del ladro Parker prima che lo pseudonimo Richard Stark smettesse di parlare al romanziere Donald E. Westlake. Purtroppo è un bene, perché è un romanzo pessimo ed era in effetti giunta l’ora di una pausa, che durerà più di vent’anni.

Prima di darlo via, quindi, schedo questo numero de “Il Giallo Mondadori“, nell’epoca della direzione di Laura Grimaldi.

L’illustrazione di copertina è firmata, come sempre, da Carlo Jacono.

La scheda di Uruk:

1366. Parker: Luna nuova, buio pesto [Parker 16] (Butcher’s Moon, 1974) di Richard Stark (Donald E. Westlake) [6 aprile 1975] Traduzione di Maria Luisa Bocchino
Inoltre contiene il racconto:
L’impostore (Adrian Mulliner’s Greatest Triumph, da “EQMM”, febbraio 1975) di P.G. Wodehouse

La trama:

Si sa, Parker non molla l’osso – pardon, il malloppo – tanto facilmente. In Luna-Parker – ve lo ricordate? – per salvare la pelle fu costretto a nascondere la grana in un luna-park. Adesso, in questa nuova avventura dell’impareggiabile Richard Stark, Parker è deciso a eseguire il recupero, che si rivela fin dal primo momento non troppo facile, perché il malloppo è scomparso dal nascondiglio. L’avventura ha inizio, e con Parker può accadere di tutto, presagio la luna nuova e complice il buio pesto. Deciso a rivoltare come un guanto la città, purché salti fuori il suo malloppo, Parker pesta i calli alla malavita locale, che cerca di ricambiare la gentilezza. E, di gentilezza in gentilezza, i morti si sprecano. La faccenda si fa seria: tutta la banda, Parker in testa, deve scendere in campo.

L’incipit:

Mentre correva verso la luce, Parker sparò due volte da sopra la spalla sinistra, senza girarsi e senza curarsi se colpiva qualcosa o meno. Lo faceva soltanto per tenere a bada i poliziotti, per bloccarli all’interno del negozio in modo che lui e gli altri potessero uscirne.
Era un rettangolo di luce fioca, in alto: la porta delle scale dello scantinato. Nell’aprire quella porta, quando erano entrati, dovevano aver fatto scattare un silenzioso segnale d’allarme da qualche parte, un allarme probabilmente collegato con una compagnia di vigilanza privata. Una protezione interna che nel piano che avevano comprato non era stata menzionata.
Hurley attraversò quella porta per primo. Dalla parte dell’ingresso principale del negozio si sentivano degli spari e delle voci che gridavano “Fermi o sparo!” e contemporaneamente si udivano gli spari.
Parker attraversò la porta facendo un salto nel vuoto al di sopra delle scale, udendo, dietro di sé, il grugnito di Michaelson e un tonfo sordo come quello di un sacco di farina scaraventato contro un muro. I piedi di Parker sfiorarono il quarto scalino, il nono, e finalmente piombarono sul pavimento sterrato. Hurley era già arrivato a mezza strada dall’ingresso del tunnel scavato nel muro di pietra, e correva tutto ripiegato sotto il basso soffitto attraversato da grossi tubi neri. Briggs, sbattendo gli occhi dietro le lenti, stringendo la sua cassetta degli arnesi, era vicino all’ingresso del tunnel illuminato fiocamente da due lampadine che spandevano una luce giallognola e formavano lugubri ombre nere. Briggs era un tecnico, non era abituato al subbuglio, lui.
Hurley si tuffò nel tunnel, buttandosi ginocchioni, poi continuò ad avanzare divincolandosi e contorcendo i piedi per lo sforzo. Parker si fermò accanto a Briggs e, agguantandolo per un braccio per richiamare la sua attenzione, indicò le scale. — Falle saltare — disse.
Briggs lo fissò. — Michaelson — disse, con un gesto della testa in direzione delle scale.
Parker guardò. Michaelson era lassù, sparapanzato sulla soglia, la testa e le braccia penzoloni sui primi scalini. Non si muoveva. — È spacciato — disse Parker. — Noi no. Sbrigati.

L.

– Ultimi romanzi di Donald E. Westlake: