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Prima di darlo via schedo questo numero de “Il Giallo Mondadori“, quando ancora era diretto da Alberto Tedeschi, con una delle avventure del Mike Shayne di Brett Halliday.
Ricordo che ho dedicato una pagina alla bibliografia italiana del personaggio.
Per un profilo del personaggio firmato Halliday stesso, rimando a questa scheda.

L’illustrazione di copertina è firmata, come sempre, da Carlo Jacono.

La scheda di Uruk:

1140. Vogliamoci tanto male, amore mio [Mike Shayne 59] (Lady, Be Bad, 1969) di Brett Halliday (in realtà Robert Terrall) [6 dicembre 1970] Traduzione di Claudio Lo Monaco
– Inoltre contiene il saggio:
[Anatomia di un Personaggio] Mike Shayne, il rosso, di Salvatore Di Rosa
Inoltre contiene il racconto:
Terry Malon e il caso del plagiario incosciente (The Case of the Dastardly Double, “EQMM“, ottobre 1970) di Rod Reed

La trama:

«… All’improvviso, quando sembrava sul punto di posarsi sul prato, dietro il palazzo governativo di Miami, l’elicottero s’impennò riprendendo quota. Mike Shayne guardò fuori del finestrino. Stavano già sorvolando la cupola dell’edificio, puntando a sud. Poi, l’apparecchio ricominciò a scendere e compì un brusco atterraggio in un parcheggio quasi deserto. Un istante dopo, la porta della cabina di pilotaggio si spalancava. Inquadrato sulla soglia, un giovanotto bruno, con gli occhi nascosti da un paio di enormi occhiali neri, brandiva una Colt 45. — I signori sono pregati di scendere — disse, indicando lo sportello con la mano armata. — Niente scherzi, signor Shayne! Siete un comodo bersaglio… non potrei sbagliarvi. — Mike era immobile, con la destra dentro la borsa di cuoio che teneva sulle ginocchia. Doveva sparare senza estrarre l’arma dalla borsa, e cogliendo il momento opportuno, senza sbagliare di un centesimo di secondo. Si rendeva conto che tanto la Colt quanto i nervi del ragazzo erano senza “sicura”…» Questo, s’intende, non è che l’avvio dell’ultima avventura di Mike Shayne (Testarossa, per gli amici) il quale, tra l’incudine di una commissione che l’ha convocato come esperto a testimoniare contro la legalizzazione del gioco d’azzardo in Florida… e il martello di coloro che hanno interesse a sbarazzarsi di lui, rischia di lasciarci le penne. Ma è la solita storia, direte voi. No, no… aspettate di aver letto questo giallo, e ne riparleremo.

L’incipit:

Michael Shayne si mise in fila con gli altri passeggeri che sbarcavano dal “Boeing 707”. Alto, coi capelli rossi e l’aspetto atletico, spiccava tra i professionisti e gli uomini d’affari locali, che stavano riunendosi a Tallahassee con la speranza di influenzare l’assemblea legislativa dello Stato negli ultimi giorni del suo mandato biennale. Come quasi tutti gli altri, anche Shayne portava una borsa di pelle, ma la sua conteneva due fiaschette di cognac, una automatica calibro 38 e una manciata di proiettili sciolti.
Una brunetta molto carina lo salutò agitando la mano dal portello aperto d’un elicottero fermo sulla pista. Si chiamava Jackie Wales. Portava occhiali con la montatura nera e dava l’impressione della persona sveglia e capace. Shayne era stato buon amico di suo marito, un pubblicitario di Miami che beveva un po’ troppo e che, essendo giunto alla conclusione che il bere era l’unica cosa che veramente gli piacesse, aveva cominciato a farlo ventiquattro ore su ventiquattro. Le conseguenze erano state: debiti, qualche scazzottatura nei bar, altre donne, il divorzio. Jackie aveva rilevato l’agenzia in sfacelo, con l’intenzione di riportarla a galla. Al secondo anno era uscita in pareggio, e adesso cominciava a vedere i primi utili che le permettevano di restituire un po’ del denaro che Shayne le aveva prestato.
L’elicottero, un “Bell Jet-Ranger” a quattro posti, era di proprietà del “Miami News”. Dietro Jackie, Shayne vide il suo amico Tim Rourke, il cronista del “News”, con un bicchiere di whisky in mano. Era l’uomo della cronaca nera del giornale, e si trovava a Tallahassee per scrivere gli articoli sulla più grossa vicenda della stagione morente: il tentativo di legalizzare l’apertura delle case da gioco.
Shayne si issò con un balzo nella cabina, dove Jackie lo accolse con un caldo abbraccio. Dopo un po’ si ritrasse per poterlo guardare.
— Tre settimane interminabili — esclamò.
— Voi due vi conoscete? — chiese Rourke.
– L’ho incontrato qualche volta – rispose Jackie. – Michael, hai avuto un pensiero veramente gentile. – Gli toccò una guancia. — Non hai neanche trovato il tempo di farti la barba.
– Pesca un bicchiere, Mike, e serviti – disse Rourke. – Nel palazzo del governo non passano alcolici. — Si volse verso la cabina di pilotaggio e gridò: – Qui tutto a posto, Gene. Partiamo.
Le pale del rotore cominciarono a girare. Shayne prese da un cestino aperto un bicchierino da liquore. Mentre si sistemava su un sedile, aprì la sua borsa e tirò fuori una delle fiaschette di cognac. Rombando a pieno regime, lo sgraziato apparecchio si staccò dalla pista.
– Perché ti sei portato la pistola? — domandò Rourke. – Sei qui solo per essere sentito come esperto da una commissione che deve votare un articolo di legge. Nessuno vuole spararti, da quanto ci risulta.
Shayne borbottò: – Non ho avuto il tempo di rifare i bagagli. — Riempi il bicchierino con mano ferma e lo vuotò d’un colpo.

L’autore:

Brett Hallyday, pseudonimo di Davis Dresser è nato a Chicago nel 1904. Ha cominciato giovanissimo una vita avventurosa, adattandosi ai più disparati mestieri. Nel 1926 si iscrive ad un concorso bandito da una casa editrice. Non vince, ma capisce che il suo vero lavoro è quello dello scrittore. Da allora compone decine e decine di opere e sotto vari pseudonimi si specializza nei western, nelle storie d’amore e nei racconti “sexy”. Il successo gli arride concretamente con i romanzi polizieschi. Nel 1939 con Ipnosi (Dividend on Death) crea l’ormai famosissimo investigatore privato Mike Shayne. I romanzi che hanno come protagonista l’irruento Shayne sono più di una settantina oltre a numerosi racconti e a una rivista che si intitola “Mike Shayne’s Mystery Magazine”.

L.

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